Alla luce dei fatti

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Punti luce troppo ravvicinati, parcheggi vuoti illuminati tutta la notte, lampioni puntati verso il mare e il cielo. L’inquinamento luminoso, un problema ambientale, economico, culturale che riguarda tutti.

Miliardi di stelle, così tante da sembrare una nebbia che vela il cielo notturno. Così le descriveva Giacomo Leopardi ne La ginestra. Il poeta di Recanati ammirava il fiume di stelle della nostra galassia dalle pendici del Vesuvio, vicino a Torre del Greco. Una visione d’altri tempi a causa dell’inquinamento luminoso che sopra le teste delle aree metropolitane, come appunto Napoli, ma ancora di più Roma, Milano e tutta la Pianura Padana, fa scomparire dal cielo la Via Lattea sovrastata dall’eccesso di illuminazione artificiale.

Problemi di spazio
Produciamo troppa luce e ne orientiamo una gran parte dove non serve a niente. Lo spreco è dunque la causa dell’inquinamento luminoso che rende sempre più difficile l’attività di ricerca sui corpi celesti, di didattica e divulgazione di astronomi e astrofili. Le nuvole illuminate che riflettono le luci della città evidenziano quanta luce sia inutilmente rivolta verso il cielo e le foto notturne riprese dalla Stazione Spaziale Internazionale, per quanto affascinanti nel mostrare a perdita d’occhio una ragnatela di città e strade, costituiscono una tangibile testimonianza di quanta luce viene diretta verso lo spazio. Qualche anno fa balzò alle cronache la proposta Cieli bui nell’ambito della famigerata Spending review. Purtroppo l’accoglienza non fu quella sperata, forse anche per un difetto di comunicazione che alimentò ironie e critiche per un paventato ritorno a una sorta di nuovo Medioevo da vivere nelle tenebre. Ma, considerato che si potrebbe risparmiare oltre mezzo miliardo di euro all’anno, forse ora i tempi sono maturi per rimettere sotto le luci della ribalta – scusate il gioco di parole – e provare a risolvere un problema che è ambientale, culturale ed economico insieme.

Pubblica illuminazione
Gli eccessi si notano ovunque: globi luminosi che proiettano la luce in tutte le direzioni, punti luce troppo ravvicinati, parcheggi vuoti illuminati tutta la notte, lampioni e fari puntati persino verso il mare o le montagne. La recente pubblicazione del nuovo atlante mondiale della brillanza artificiale del cielo notturno, The new world atlas of artificial night sky brightness, Sci. Adv. 2016 (è disponibile su Amazon anche il volume in italiano dal titolo L’Atlante Mondiale dell’Inquinamento Luminoso), realizzato da un gruppo guidato da ricercatori italiani, Fabio Falchi, Pierantonio Cinzano e Riccardo Furgoni, ha evidenziato come l’Italia sia il paese industrializzato in cui la qualità del cielo ha subito il maggiore deterioramento. Molto più illuminati di paesi come Francia, Gran Bretagna o Germania, spendiamo circa il doppio per l’illuminazione pubblica e abbiamo molti punti luce pro capite in più, tanto che sul territorio nazionale non esistono aree completamente esenti dall’inquinamento luminoso.

A riveder le stelle...
E le conseguenze non sono solo economiche. Molti studi evidenziano, infatti, effetti negativi sull’organismo come, ad esempio, le alterazioni dei ritmi circadiani e della produzione di melatonina, la cui diminuzione può favorire l’insorgere di varie patologie. Sono note anche le conseguenze sulla vegetazione e sugli animali che subiscono una forte alterazione delle attività diurne e notturne e la perdita dell’orientamento, talora causa di morte (come per le tartarughe marine alla nascita o le falene notturne). Va detto, infine, che nessun dato statistico ha confermato una correlazione tra illuminazione e diminuzione della criminalità, anzi, studi più seri dicono il contrario. In ogni caso, sul fronte della sicurezza un’illuminazione razionale e oculata non implica affatto l’oscurità: l’obiettivo primario è la riduzione della percentuale di luce rivolta o riflessa verso l’alto, senza per questo rinunciare a illuminare, con moderazione, dove serve, strade e marciapiedi. Adeguando gli impianti di illuminazione potremo tornare “a riveder le stelle”, per di più risparmiando sulla bolletta dell’energia elettrica.

 

Per amor del cielo
Il turismo diventa astronomico
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Cieli stellati almeno in vacanza. L’astroturismo da fenomeno di nicchia sta trovando sempre più adepti tra chi vive in città ed è abituato a cieli inquinati e spenti come la tenda sbiadita di un circo. In Italia in alcune aree di Sardegna, Alto Adige, Maremma, Basilicata, Calabria, Sicilia e dell’Appennino Tosco-Emiliano si può ancora trovare un cielo discreto. Nel resto del mondo i cieli migliori sono quelli dove sono stati realizzati i telescopi più grandi: Cile, Hawaii, Arizona, Canarie.
Eccezionale anche il cielo della Namibia. L’astroturismo si può praticare anche in occasione di fenomeni visibili di giorno: l’evento dell’anno è l’eclissi totale di Sole del 21 agosto negli Stati Uniti. Tutte le notizie per osservarla su http://divulgazione. uai.it/index.php/Eclissi_ solare_USA_2017. Consigli per il turismo astronomico si possono trovare su vari siti web, tra cui www.astronomitaly.com.