Attrazione fatale

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12 Luglio 2017
Non dà la felicità e fa male al portafoglio e all’ambiente. Quando lo shopping diventa eccessivo.
di Rita Nannelli

Per raddrizzare una giornata storta o come antidoto alla noia, ma dopo l’euforia del momento ci si sente più vuoti di prima. Gli acquisti compulsivi non danno la felicità (almeno quella duratura) e in più inquinano l’ambiente. Le conclusioni di una recente ricerca di SWG per Greenpeace non lasciano dubbi: si possiede più vestiti, più scarpe, più borse, più accessori di quanto si abbia bisogno – lo ammette 1 italiano su 2 – e quasi la metà ha nel guardaroba abiti mai indossati o addirittura con l’etichetta attaccata. Cronache di ordinaria shopping mania lungo lo Stivale – e in molte altre parti del mondo – perché per oltre il 50% degli italiani l’acquisto di capi di abbigliamento aiuta a combattere il senso di vuoto, fa sentire più belli, accresce l’autostima. Ma appena 2 giorni dopo – talvolta solo 24 ore – la gioia lascia il posto a vergogna e senso di colpa.

In eccesso
Un acquisto ogni tanto non fa male a nessuno, anzi fa bene all’umore. «Ma quando il piacere dello shopping diventa una compagnia inseparabile è un problema – spiega Elena Armano, psicologa psicoterapeuta –. Quando si slega cioè da un bisogno reale e contingente, diventando la soddisfazione di un desiderio di cui non si sopporta la posticipazione e tantomeno la mancata realizzazione. E il segnale si ha quando l’attrazione per un oggetto e il suo possesso diventano un circolo chiuso senza soluzione di continuità». Un’attrazione fatale che va a braccetto con la moderna società dei consumi: acquistare il più e l’assai, in modo facile e veloce, al di là anche delle reali possibilità economiche e anche se non serve. «In questo mondovetrina chiunque viene “tentato” almeno una volta al giorno e i centri commerciali e le vie dello shopping hanno sostituito le piazze come luoghi dove passeggiare nel fine settimana», precisa la psicologa.

Capi d’accusa
Non ci guadagnano né le nostre finanze né l’ambiente. «Viste le basse percentuali di riciclo degli abiti, le nostre abitudini d’acquisto hanno un elevato impatto ambientale e se non cambiano – avverte Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – nei prossimi anni il pianeta sarà invaso da montagne di rifiuti. Senza contare che l’industria tessile è tra i settori produttivi più inquinanti al mondo e, anche a causa del massiccio impiego di fibre sintetiche derivanti dal petrolio, come il poliestere, il riciclo dei capi di abbigliamento a fine vita è molto difficile ». Un grosso problema ambientale che si aggiunge all’uso di sostanze chimiche pericolose, di cui Greenpeace chiede l’eliminazione dal 2011 con la campagna Detox. Allora, prima di gettare al vento i soldi nell’ennesima maglietta, chiediamoci se ci serve davvero; quasi sicuramente torneremo a casa a mani vuote. Un bel gesto verso noi stessi e l’ambiente che ci circonda.

 

Criteri d’acquisto
Consigli utili per “frenare” lo shopping
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• Innanzitutto chiedersi se abbiamo bisogno di qualcosa prima di iniziare il giro dei negozi. Quanti se lo domandano davvero?
• Annotare gli oggetti comprati, il costo, gli stati d’animo durante e dopo l’acquisto.
• Fare shopping con una lista alla mano.
• Fissare un budget mensile limitato che serva a soddisfare la pulsione di spesa.
• Se un oggetto ci scatena un desiderio molto intenso, aspettare ad acquistarlo proprio per godersi l’attesa.

Se poi la voglia cala, vorrà dire che l’intensità non era legata alla cosa in sé, ma a un nostro stato d’animo passeggero. Meglio non averla comprata