Alla fine ha ceduto anche il popolo di cultori dell’arte del caffè. Fine delle discussioni sulla ricetta segreta per preparare la moka a regola d’arte. Niente più operazioni con la caffettiera napoletana. Anche gli italiani sono entrati nel novero degli europei sedotti dall’espresso in capsule. Una schiera sempre crescente di appassionati che sta facendo segnare numeri da record. Basta pensare che in Gran Bretagna le vendite di capsule sta per superare quella di caffè solubile e macinato messe assieme. Il fatturato delle piccole compresse da inserire per avere in pochi secondi un espresso sale con numeri impressionanti e costanti: più 30 per cento l’anno nel Regno Unito. Ma i numeri sono a doppia cifra un po’ ovunque. Non è il primo tentativo di portare nelle case dei consumatori il caffè e le macchine del bar, ma sembra la volta giusta. In passato a far finire rapidamente in soffitta le macchine espresso, che prevedevano l’uso di macinato prima e poi di cialde anche con sistemi che all’epoca sembravano futuristici, era stata la scomodità della manualità necessaria e le dimensioni dell’apparecchio.
Caffè ristretto
È bastato restringerlo all’inverosimile, producendo modelli che possono trovare spazio in qualunque cucina, anche quelle sempre più piccole del nostro paese, ed è stato subito un successo. Con la complicità, ovviamente, di un panorama di varietà di caffè in capsula in grado di accontentare ogni palato e qualunque esigenza. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con capsule prodotte da quasi tutte le marche del caffè. E con un effetto collaterale non da poco conto. Solo nel 2015 nel già citato esempio della Gran Bretagna sono stati utilizzati 340 milioni di cialde di caffè: 1.000 tonnellate di rifiuti che in parte sono finiti nell’indifferenziata. Uno spreco enorme che per alcuni marchi leader non sarà corretto ancora per diversi anni visto che non approderanno a capsule ecocompatibili prima del 2020. In qualche caso, va det to, i produttori di capsule hanno messo a punto, come fa Coop, una capsula che si sveste facilmente della pellicola su periore per gettare i fondi del caffè nei rifiuti organici.
Viaggio in macchina
Per chi si avvicina a questo tipo di espresso, a ogni modo, la prima scelta è quel la della macchina, o meglio del sistema apparecchio-cialda, visto che il mercato si è orientato largamente per apparecchi legati a una marca di caffè. Certo, di cap sule compatibili con diverse macchine ce ne sono diverse, ma mai come in questo mercato le preferenze del consumatore si dimostrano monomarca. C’è da dire che in fatto di praticità, in gombro e rapporto tra prezzo e qualità dell’espresso preparato, le macchine per il caffè hanno un gran numero di vantaggi e sono poche le preoccupazio ni che deve avere al momento dell’ac quisto chi le adotta. In base alle proprie esigenze, si può spaziare tra quelle che fanno anche il cappuccino, salendo leggermente di ingombro, e quelle che preparano solo l’espresso. E qui gioca un’altra differenza tra chi ha bisogno di un modello in grado di erogare due caffè contemporaneamente e chi si ac contenta di una tazzina alla volta.
Alla prova dei fatti
Tutte, indifferentemente, sono in grado di fare ottimi caffè, senza sporcare la cucina, raggiungendo la temperatura ideale in pochissimi secondi. A chi le utilizza serve solo inserire la capsula e premere un pulsante: null’altro. Gli apparecchi non devono neppure essere spenti visto che vanno da soli in stand-by dopo qualche minuto di inattività. I risultati delle prove tecniche indipendenti (condotte da associazioni dei consumatori, non dai produttori) a cui sono state sottoposte le decine di macchine per il caffè che affollano gli scaffali non lasciano dubbi: l’espresso esce alla giusta temperatura (l’ideale è 67 gradi), con una cremina simile a quella del bar, la semplicità è assoluta e i difetti pochi. Tanto vale, dunque, lasciarsi andare anche a considerazioni estetiche e optare per un modello che dia un tocco di colore e design alle nostre cucine.
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