Chiave di lettura

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14 Agosto 2018
In un tempo che ce la mette tutta per ostacolare la lettura, tra un web invadente e gli squilli ossessivi del cellulare invece del suono del silenzio, e...state via dalla pazza folla per sfogliare finalmente dei classici.
di Fabio Canessa

 

Gli adulti, che non leggono, rimproverano spesso di non leggere ai ragazzi, che leggono più di loro. Ogni volta che qualche genitore, al ricevimento, si lamenta che il proprio figlio non legge, mi verrebbe voglia di chiedergli quale libro ha lui sul comodino. In famiglia, è più facile leggere per imitazione che per ascoltare vuoti inviti a leggere da parte di chi non lo fa. Eppure quasi metà dei nostri compaesani non legge neppure un libro in un anno: oltre 22 milioni di italiani, poco meno del 40% della popolazione, non sfoglia una pagina. Meno abbiamo studiato meno leggiamo: dalla licenza elementare (oltre il 70% di non lettori) alla laurea (intorno al 10%), e questo era prevedibile.

Testo e croce
Ma più invecchiamo, meno leggiamo: dal 20% circa di giovani non lettori al 40% degli ultrasessantenni, e questo era impensabile, visto che quasi tutti si giustificano per colpa della mancanza di tempo, mentre i pensionati dovrebbero avercene di più di chi lavora. Invece la verità è che viviamo in un tempo che ostacola la lettura in tutti i modi: si sono indebolite le capacità di attenzione e concentrazione, per non parlare della precarietà (per non dire della scomparsa) del silenzio, interrotti come siamo di continuo dagli squilli dal cellulare. L’invadenza del web, la sempre maggiore frammentazione del tempo libero e non, la dipendenza dai social network, la frenetica moltiplicazione di testi in rete, tra mail, sms e tweet da leggere subito e a cui rispondere al più presto ha reso quasi impossibile abbandonarsi al piacere di un romanzo o di un saggio, per non parlare della poesia. Sperimentiamo ogni giorno la difficoltà di tenere impegnato il cervello e la fragilità della memoria (trent’anni fa sapevo a mente una cinquantina di numeri di telefono di amici e parenti, adesso ricordo a malapena il perfino un liceale non conosce il significato di termini finora comuni e frequenti) e l’incapacità di comprendere un testo minimamente complesso e ancor più di rielaborarlo o riassumerlo. Per le date e i nomi ci affidiamo alla consultazione compulsiva di Google e Wikipedia.

Questione di rito
Insomma, nella nostra società complessa la complessa attività della lettura è in crisi, come ha scritto Paolo Di Stefano in un articolo illuminante sul Corriere della Sera: meglio partecipare a incontri e conferenze nei festival della letteratura affollati di non lettori. Il rito collettivo (sui social o nei saloni, entrambi caotici) ha sostituito il rito individuale privato: non siamo mai soli con noi stessi. La critica militante non esiste quasi più, surrogata dai giudizi tranchant digitati frettolosamente sulla tastiera con facili entusiasmi o cupi livori: vogliamo essere noi protago-nisti, indocili come siamo a metterci al servizio di un profondo ascolto del testo altrui, esenti da meditazioni interiori, tutti smaniosi di affermare il nostro (pre)giudizio nel gesto narcisistico di un like o in una diarrea di insulti. Gli e-book non hanno sfondato, vanno invece molto meglio gli audiolibri. Così la letteratura sembra ritrovare oggi le sue origini orali: ma al posto degli aedi che raccontano l’Iliade e l’Odissea c’è una voce metallica e atonale che legge un romanzo di Margaret Mazzantini, mentre sfrecciamo in autostrada. Un’editoria confusa stampa troppo e conserva poco: pile di volumi ingombrano i banchi delle librerie, gli autogrill e i supermercati per essere sostituiti dopo pochi giorni da titoli nuovi e, dopo appena un paio d’anni dalla pubblicazione, un libro è spesso già fuori catalogo. Gli acquisti sono soprattutto on line, tra Amazon, eBay e Mare Magnum.

Qualcosa di nuovo, anzi d’antico
Ed è davvero un Mare Magnum quello in cui ci troviamo immersi, al quale manca come il pane una guida autorevole che ci prenda per mano e ci accompagni con passione e competenza tra gli scaffali di biblioteche e librerie. A indicarci un percorso che separi il grano dal loglio, a segnalarci le opere imperdibili di ogni tempo e paese, daUn consiglio che ci sentiamo di seguire, oggi che la lettura può davvero essere un salutare antidoto al logorio della vita postmoderna. Basta tenere spento per qualche ora lo smartphone, rischiando le proteste di amici e parenti che vi rimprovereranno perché, dicono loro, abituati a sentirsi sempre rispondere dopo il primo squillo, non ti trovo mai, hai sempre il cellulare non raggiungibile. E ritagliarsi oasi di tempo davvero libero e prezioso, immergendoci nelle pagine di un libro. Sempre fidandoci di Verdi, non sarebbe male uscire dalle secche della letteratura contemporanea per sfogliare finalmente quei classici di cui conosciamo bene autori e titoli, ma non abbiamo mai aperto.

Un libro per l’estate
Un’estate in cui scopriamo Tolstoj e Dostoevskij, Balzac e Flaubert, Dickens e Stevenson, Goethe e Kafka rischia di diventare l’estate più memorabile della nostra vita. Lontano dalla mediocrità delle chiacchiere balneari e via dalla pazza folla, come diceva Thomas Hardy, un altro autore da recuperare al più presto. E che figuraccia faremmo se morissimo senza aver letto Proust e Cervantes? Il modo migliore di festeggiare i centenari e di commemorare gli scrittori appena defunti è leggerli una buona volta: allora evitiamo di leggere gli articoli su Carlo Cassola e Philip Roth e tuffiamoci nel loro mondo, sfogliando le pagine ancora vive di Fausto e Anna o Pastorale americana. Ne riceveremo un nutrimento che cercheremmo invano nelle interviste, nei banali necrologi o nelle mostre in cui vediamo le copertine dei volumi senza incontrare l’anima contenuta nei testi.