Compartimento stagno

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Che si estragga dai minerali o che si ottenga dal riciclo dei rottami, lo stagno è tutto intorno a noi
di Giorgio Nebbia

Lo stagno è una delle merci che non compriamo (avete mai chiesto un etto di stagno al supermercato?) ma che è tutto intorno a noi. È noto da tempi antichissimi: in lega con il rame forma il bronzo che era noto e usato già 5000 anni fa per fabbricare armi e utensili. Una delle principali fonti di stagno era rappresentata da minerali che si trovavano prettamente in Inghilterra. Così è andato avanti per millenni fino al XVI secolo, quando la richiesta del metallo è aumentata in seguito alla scoperta che il ferro, ricoperto con uno strato di stagno fuso, diventava resistente alla corrosione.
Nei primi anni dell’Ottocento si è visto che i contenitori di ferro rivestiti di un sottile strato di stagno permettevano di conservare a lungo gli alimenti e da allora le scatole di banda stagnata sono state usate in crescente quantità per gli ali-menti e per altri prodotti, come spray, fino al 1980 quando hanno cominciato a subire la concorrenza delle confezioni di alluminio. Nel 1839 l’americano Isaac Babbitt scoprì che con leghe di stagno era possibile ottenere cuscinetti e leghe antifrizione, indispensabili per tutte le macchine con organi rotanti. Un altro importante uso dello stagno è nelle saldature grazie alla sua bassa temperatura di fusione, 232 gradi Celsius. Lo stagno si produce principalmente dal minerale cassiterite, ossido di stagno che contiene circa l’80% di metallo; le rocce contenenti il minerale vengono frantumate per separare l’ossido di stagno che viene poi ridotto a stagno trattandolo con carbone che “porta via” l’ossigeno.

La produzione mondiale di stagno si aggira intorno a 300mila tonnellate all’anno di cui circa 30mila sono ottenute come stagno secondario dal riciclo dei rottami. Il principale produttore di stagno (circa il 40% del totale) è la solita Cina, seguita dall’Indonesia e dal Myanmar. Dei circa 1.500 milioni di tonnellate di acciaio prodotte annualmente nel mondo, circa 16 milioni di t/anno sono trasformate in banda stagnata.