Cucina povera

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Reddito, cibo, salute. Ecco come si legano nelle parole di Francesco Maietta responsabile politiche sociali del Censis

Quali sono i rischi per la salute dal momento che il consumo di carne è diminuito e tutti i medici dicono che troppa carne fa male?
«Noi non siamo entrati nel merito di questo dibattito. Sicuramente molta carne fa male come tutti gli eccessi. Dal 1991 la carne bovina è diminuita e dall’inizio della crisi noi siamo il paese dopo la Grecia in cui si è ridotta di più. Mentre discutiamo che molta carne fa male, però, c’è gente che la carne non se la può comprare. Eppure noi abbiamo la carne più sicura, siamo molto più avanti degli altri paesi».

Poca spesa, ma anche poca qualità.
«La qualità è importante, ma obiettivamente l’industria alimentare presenta un’articolazione di offerta del prodotto tipico super certificato a prezzi non impossibili. Il punto è che le famiglie sono sotto pressione per altre cose, come le bollette e le tasse, e quindi cercano di risparmiare come possono. Il problema della qualità c’è, ma anche tanta scelta e tanta nuova consapevolezza dei consumatori. Ad esempio, ci ha colpito come i giovani siano molto più attenti delle vecchie generazioni».

Nella ricerca non si fa riferimento ad alimenti come i legumi e i cereali, se non en passant. I primi in particolare sono fondamentali nella dieta mediterranea.
«Abbiamo analizzato frutta, verdura, carne, pasta e pesce. Abbiamo cercato di fare un paniere dei beni più rappresentativi della dieta mediterranea».
Tassi di obesità e gap alimentare. È questa forse le relazione più pericolosa che emerge dalla vostra indagine.
«Negli altri paesi c’è il junk food, il “cibo spazzatura”, pieno di zuccheri e grassi, che costa di meno. I negozi dei peggiori alimenti aprono negli Usa nei quartieri più poveri. Noi non siamo ancora a questo punto, però chi ha meno reddito riesce a mangiare meno bene perché il tasso di obesità è più alto nelle aree in cui reddito e spesa alimentare reale sono inferiori. Questa tendenza è in aumento perché stiamo abbandonando la dieta tipica italiana. Chi non ce la fa ripiega verso un’alimentazione che genera un impatto negativo sulla salute».