Custodi della memoria

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30 Maggio 2017
Dalla memoria personale a quella collettiva in grado di incidere sulla vita dei popoli ovvero sulla storia.
di Tito Cortese

Conosciamo tutti, più o meno, qualcuno di cui si dice che ha una memoria formidabile e anche qualcun altro di cui è evidente la smemoratezza. La memoria personale, intesa come facoltà mnemonica, capacità di ricordare dati, immagini, suoni, di riprodurre nella mente l’esperienza passata, varia da persona a persona; e non soltanto nella forza complessiva (tanta, scarsa) ma anche nella qualità, nella sua specificità. C’è la memoria presbite tipica degli anziani, che ricordano più agevolmente fatti, luoghi, persone, circostanze di un passato ormai remoto e, all’inverso, la memoria miope di chi è in grado di ricostruire e riconoscere soltanto ciò che ha visto, letto, ascoltato di recente. La memoria visiva, che riesce più facilmente a riconoscere il passato sulla base della localizzazione spaziale, e quella auditiva, capace di ricostruire le situazioni grazie al riconoscimento dei suoni. E poi ci sono i vari tipi di memoria “pilotata”, su cui possono interferire sia l’inconscio sia una più o meno consapevole, diciamo così, malizia: la memoria che rimuove, la memoria selettiva, la memoria indulgente o compiacente, la memoria gestita dall’amore o dall’odio nelle loro infinite varianti e sfumature.
La memoria di una persona non è poi sempre la stessa; può diminuire, in genere con l’avanzare dell’età, ma anche ravvivarsi con l’esercizio assiduo (si pensi agli straordinari monologhi di un Fo, di un Benigni, di una Marchesini, di una Guzzanti). Certamente in ogni esistenza umana la memoria ha una funzione fondamentale, sia nella vita interiore che in quella di relazione.
Se ciò è vero per la memoria personale, lo è ancora di più per la memoria collettiva, in grado di incidere profondamente sulla vita dei popoli, sul loro orientamento, sul loro sviluppo civile, in definitiva sulla storia: che altro non è che è il risultato codificato della perenne trasmissione della memoria. Lo sanno bene, da sempre, i manipolatori dell’opinione pubblica, i quali non si limitano, oggi come ieri, a piegare ai propri fini la rappresentazione del presente, di ciò che è in atto, ma insistono nella rilettura e riscrittura del passato, di ciò che è stato, perché ne esca il quadro a loro più favorevole e cali e resti nella memoria collettiva. Lo hanno fatto e lo fanno i grandi e i piccoli manipolatori, per i fatti del passato remoto come di quello più recente.

Ma la memoria collettiva è di tutti, ci appartiene. E se in essa ognuno riversa la propria memoria personale, se la trasmette perché sia ritrasmessa come testimonianza viva di ciò che è stato, la manipolazione non riesce. Qui è l’importanza della memoria e la responsabilità di ciascuno nel trasmetterla alle generazioni successive.