E ora viene il bullo

  Aggiungi ai preferiti
4 Marzo 2016
Il fenomeno del bullismo, così diffuso tra gli adolescenti, contro cui è ora di dire “Ma basta!”. Come ci insegna un’associazione di giovani, nata a Lecce, che dal web lancia la sua battaglia pacifica contro i bulli.
di Aldo Bassoni

Le vie del bullismo (e delle sue vittime) purtroppo sono infinite. Non passa giorno senza che le cronache ci mettano di fronte all’orribile immagine di un giovane, ragazzo o ragazza, che lancia il suo messaggio di aiuto nel modo più tremendo e definitivo, come se l’unica via d’uscita da un’adolescenza di umiliazioni e soprusi sia quella di spezzare la propria vita.

Rabbia, vergogna, colpa, paura, sono gli ingredienti di una miscela esplosiva che porta all’autodistruzione di giovani vite indifese. La rabbia per l’incapacità di reagire alle prepotenze, la vergogna di sentirsi deboli, vigliacchi, fifoni, la vergogna di parlarne con i genitori, la paura costante di essere aggrediti e derisi. E la sensazione di sentirsi in fondo responsabili di quel che gli accade, cioè inadeguati, inadatti e per questo “giustamente” deplorati dal gruppo.
E giù diagnosi spericolate che tracciano centinaia di profili psicologici della vittima.

Nessuno, invece, parla del bullo (o della bulla). Eppure è anche lui ad avere bisogno di una sana educazione alla vita, anzitutto tramite la scuola, la famiglia e i propri coetanei. La sua aggressività e il suo bisogno di autoaffermazione nascono dal desiderio di mettersi al centro dell’attenzione, di dominare la scena per attirare consenso e approvazione dai gregari che osservano, sostengono e, di fatto, sono il pubblico plaudente senza il quale lo spettacolo non potrebbe avere luogo. È in questa zona grigia che dovrebbe nascere e trovare alimento una sana e decisa ribellione contro il bullismo.

Per questo abbiamo appreso con piacere che in una scuola di Lecce è nato Mabasta, acronimo di Movimento Antibullismo Animato da STudenti Adolescenti, il primo movimento nato dal basso per dire stop all’animalesca e sistematica persecuzione ai danni della vittima di turno che da un po’ di tempo ha trovato nuove strade sul web dove la violenza verbale produce forse più danni di quella fisica.
I ragazzi del Mabasta si sono impegnati a utilizzare ogni mezzo per far sentire la loro voce, soprattutto i social network. Hanno creato un logo e aperto una pagina su Facebook, e adesso stanno lavorando alla realizzazione di un sito internet dal quale lanceranno una campagna di video-spot e fotografie realizzati in proprio per dire “Ma basta!”.

Speriamo che questo esempio di giovani studenti appena quindicenni serva a creare quella che loro stessi chiamano un’“associazione informale” della stragrande maggioranza degli adolescenti che non sopportano più le gesta da bulli.

Per approfondire:

Pagina Facebook di Mabasta

Video promozionale di Android a tema bullismo