Elogio dell’ozio

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14 Marzo 2019
Riposo, relax, ozio. Comunque lo chiamiate, non il padre dei vizi, ma il tempo in cui si fanno i conti con sé stessi e ci si realizza in maniera creativa. Perché l’uomo non è solo ciò che produce.

Un’intera giornata dedicata a riposarsi. Un sogno che diventa realtà il 15 marzo, data in cui si celebra la Giornata mondiale del sonno (worldsleepday.org). Un’occasione unica per indugiare senza sensi di colpa. Sonnecchiare dopo pranzo. Starsene in panciolle. Non pensare a niente e ricaricare le pile. Piccole e grandi pause fatte di ozio: quel dolce far niente spesso rimandato al momento delle vacanze ma che, invece, dovrebbe appartenere alla vita di tutti i giorni. «I pensieri delle tante incombenze giornaliere – sottolinea Massimo Perciavalle, psicologo del lavoro – spesso impediscono di concentrarsi sul proprio essere. È nei momenti di ozio, invece, che è più facile riavvicinarsi alle proprie emozioni e meditare sulle nostre caratteristiche affinché possano essere valorizzate».

Dormire, forse sognare
Un processo di analisi di sé che scatta e si fa proficuo proprio con il riposo. Non il padre dei vizi dunque. Né tantomeno il sintomo di un carattere indolente, pigro, inoperoso. Chi si lascia ammaliare dal magico potere del cuscino, chi sa abbandonarsi ai propri pensieri onirici, chi è capace di staccarsi dai ritmi frenetici di questa società iperconnessa per assecondare il proprio tempo interno non di rado ha una marcia in più. «Nel sonno e nel riposo in generale viene meno il pensiero ossessivo dei problemi quotidiani, lasciando spazio a punti di vista più ampi che spesso aiutano a trarre spunti nuovi, originali, creativi», prosegue lo psicologo. Perché il riposo non è importante solo per il corpo ma anche per la mente: lezione che greci e romani avevano imparato a suo tempo. «La nostra vita-tempo è fatta di movimento e stasi, di quel sonno che è sospensione dell’attività diurna, ma non “inattività” cerebrale, se solo pensiamo ai sogni», afferma Adriano Fabris, docente di filosofia morale all’Università di Pisa.

Cognizione del tempo
«Il tempo che viviamo, però, oggi è inteso principalmente come tempo impegnato tanto che le pause di rigenerazione le chiamiamo vacanze, cioè tempi vuoti», riflette il professore. Una concezione utilitaristica del tempo che induce a puntare l’indice contro chi si astiene da attività produttive e che pertanto viene etichettato come fannullone o sognatore. «I romani invece – chiarisce Fabris – avevano due parole per definire il rapporto con il tempo: il negotium che indicava l’attività lavorativa e pubblica e l’otium inteso come momento da dedicare a sé stessi per scrivere poesie, osservare la natura, andare alle terme». Dall’epoca dell’antica Roma, però, si è gradualmente andati verso la svalutazione dell’otium che oggi è sempre più appiattito sul negotium. Uno schiacciamento che porta con sé la compressione della dimensione più umana di ciascuno. «È infatti proprio l’otium che ci rende più pienamente umani – conclude Fabris – Non siamo solo quello che produciamo, ma anche le persone che fanno i conti con loro stesse e che si realizzano in maniera autonoma e creativa». E sognano anche a occhi aperti.

 

Buonanotte
E sogni d’oro. L’importanza di dormire bene per bambini e ragazzi.

Per i cuccioli di casa un buon riposo è indispensabile per affrontare al meglio le sfide quotidiane della crescita. «Per i più piccoli il momento del sonno rappresenta una perdita di contatto con la realtà e può scatenare timori e paure – avverte la pedagogista Monica Pacchini –. È quindi importante agevolarlo con un contesto rassicurante, una routine consolidata (dalla canzoncina alla favola, al cartone animato), la distensione del corpo che aiuta il rilassamento della mente. Così facendo, mamma o papà, o entrambi, creeranno l’attesa di qualcosa di piacevole da ripetere tutte le sere». A partire dalla preadolescenza, la costante connessione ai vari dispositivi tecnologici è il principale ostacolo. «Imporre d’autorità la disconnessione – spiega l’esperta – rischia di provocare un conflitto che non agevola il riposo dei ragazzi. Meglio ritagliarsi un’attività casalinga da fare insieme, dal piegare il bucato ad andare a buttare l’immondizia, per un distacco più soft». Ai più grandi poi si può spiegare il valore della solitudine che precede il sonno: un momento di riflessione personale in cui si rielabora il vissuto quotidiano e si costruisce il proprio sé interiore. Un lavoro faticoso, ma bellissimo.