Fuori dal tunnel

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Un’infiammazione che rende mani e dita intorpidite e doloranti. Per la sindrome del tunnel carpale diverse cause, diversi livelli d’intensità, diverse cure, ma la prevenzione è possibile.
di barbara Bernardini

Se i tennisti devono spesso fronteggiare gomiti doloranti, anche chi non pratica sport può soffrire di dolori che mettono fuori uso un arto fondamentale per la vita quotidiana: la mano. La sindrome del tunnel carpale (Stc), pur essendo molto diffusa, genera in chi ne è colpito domande a cui spesso si tende a dare risposte semplicistiche. Si cerca, ad esempio, una causa univoca ma, come sottolinea il dottor Riccardo Luchetti presidente della Società italiana di chirurgia della mano, «essendo una sindrome risente di molteplici fattori: una postura sbagliata, un movimento ripetitivo, una neuropatia ecc.».

Fatti alla mano

Tutti i fattori hanno, però, come unico risultato l’aumento della pressione sul nervo mediano e sui tendini della mano. I sintomi sono abbastanza facili da riconoscere: intorpidimento o formicolio delle prime dita della mano, talvolta accompagnato da dolore soprattutto nelle ore notturne o al risveglio; sono coinvolti soprattutto il pollice, l’indice, il medio o l’anulare, ma non il mignolo. Ma a chi non è mai capitato di svegliarsi con la mano addormentata? Proprio la banalità dei sintomi può rendere la sindrome del tunnel carpale insidiosa: si tende a sottovalutare la propria condizione e il mancato trattamento può determinare, a lungo andare, una riduzione della sensibilità tattile e della capacità di afferrare saldamente gli oggetti. «Le più colpite sono le donne: da sempre più dedite a lavori manuali ripetitivi e di alta precisione – continua Luchetti –: pensiamo, per esempio, alle sarte, ma anche alle casalinghe che si dedicano alle pulizie. In realtà nelle donne giocano un ruolo fondamentale anche le variazioni ormonali, soprattutto durante la gravidanza e la menopausa – sottolinea – e altre patologie preesistenti, come il diabete o l’artrite reumatoide che possono agevolarne l’insorgenza ».

Il polso della situazione

Oggi, oltre alle tradizionali attività manuali, può aver contribuito alla diffusione della sindrome del tunnel carpale anche la tecnologia, entrata di prepotenza in tutte le sfere della vita quotidiana, sotto forma di computer e smartphone. «Esistono studi che cercano di verificare la possibile correlazione fra l’uso intensivo di tastiere e di mouse e il rischio di insorgenza della Stc – afferma Luchetti –: si tratta però di indagini preliminari e la comunità scientifica ad oggi non ritiene vi sia un legame fra l’utilizzo estensivo di apparecchi elettronici e la sindrome, almeno per quanto riguarda i computer. È vero piuttosto che gli strumenti che vibrano danneggiano i nervi». Che fare in ogni caso se la mano fa male e non risponde più? Innanzitutto sarà necessario sottoporsi a test clinici per verificare che si tratti effettivamente di quest’infiammazione a livello del polso. Questo perché «i medici di base – spiega Luchetti – fino a poco tempo fa trattavano la sindrome come una forma di cervicale, avendo sintomi sovrapponibili ». Ma esistono esami fisici, come il test di Tinel e il test di Phalen, che tramite stimolazione meccanica possono distinguerle. In seguito, può essere necessario confermare la diagnosi con l’elettromiografia, per verificare uno schiacciamento del nervo nel tunnel carpale.

Linee di intervento

Il trattamento poi dipende dalla gravità: le forme più lievi possono essere curate con l’utilizzo di un tutore notturno e una terapia antinfiammatoria, a base sia di farmaci non steroidei – come l’aspirina e l’ibuprofene, che non richiedono la ricetta del medico – sia di corticosteroidi e in alcuni casi possono anche risolversi spontaneamente. È opportuno, invece, intervenire chirurgicamente in presenza di una sintomatologia significativa: la procedura tradizionale si chiama neurolisi, che prevede la recisione del legamento carpale per allargare il tunnel. «Sempre più spesso, però, si ricorre alla via endoscopica – spiega ancora Luchetti –, ormai una tecnica chirurgica consolidata che prevede un’incisione molto più piccola rispetto alla tecnica tradizionale e l’inserimento di una sonda per eseguire il taglio del legamento in modo più preciso e con minori disagi postoperatori, minimizzando anche i rischi di cicatrici. Insomma, sebbene la sindrome del tunnel carpale sia legata a una combinazione di fattori, non ultimo un certo grado di predisposizione personale, ha senso cercare di prevenirla, e si può: facendo pause durante lavori faticosi e ripetitivi, cercando di assumere periodicamente posizioni riposanti per i polsi e, soprattutto, consultando il medico curante in caso di dubbio. L’automedicazione o la trascuratezza perché “tanto passa” non sono affatto una buona soluzione.

La sindrome del tunnel carpale in breve
La sindrome del tunnel carpale è una neuropatia periferica, cioè un’infiammazione, dovuta alla compressione del nervo mediano a livello del polso nel suo passaggio attraverso il cosiddetto tunnel carpale, un canale formato dalle ossa carpali della mano. In questo tunnel passano strutture nervose (nervo mediano), vascolari e tendinee (tendini e muscoli flessori delle dita). Il nervo mediano fornisce la sensibilità alle prime 3 dita e a metà del dito anulare. La sindrome del tunnel carpale (Stc) si presenta quando il nervo soffre a causa di una compressione nel suo tratto di passaggio attraverso il tunnel. Di solito la compressione è dovuta all’aumento di spessore del soffitto del canale, formato dal legamento palmare trasverso. INFO Come riconoscere la sindrome del tunnel carpale dai sintomi