Il buono e il cattivo

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8 Giugno 2017
Omega 3 e monoinsaturi da una parte, acidi grassi saturi e trans dall’altra. I grassi non sono tutti uguali e non tutti vengono nel piatto per nuocere
di Ersilia Troiano

Sapevate che i grassi sono indispensabili per l’organismo? Numerose, infatti, le funzioni metaboliche che svolgono, dalla più conosciuta, quella di costituire un’importante riserva energetica, alle meno note: costituiscono le pareti delle cellule, aiutano lo sviluppo e la funzione cerebrale (circa il 60% del nostro cervello è costituito da grassi) e trasportano alcune vitamine, le liposolubili, come la A, la D, la E e la K.

Un pieno d’energia
A dispetto del loro nome, i grassi non fanno ingrassare, perché non è un singolo nutriente a causare l’aumento di peso, ma l’energia (ovvero le calorie) assunta e soprattutto l’equilibrio tra quella assunta e quella spesa. Dunque, se si mangia più di quanto è necessario rispetto ai propri fabbisogni, l’eccesso di calorie verrà accumulato sotto forma di grasso corporeo, indipendentemente da dove provengano calorie, proteine, grassi o carboidrati. È anche vero, però, che gli alimenti ricchi di grassi forniscono molta più energia, a parità di peso, degli altri (1 g di grassi apporta 9 kcal a fronte delle 4 circa di proteine e carboidrati), motivo per cui è più facile incorrere in eccessi calorici. Quando si parla di grassi, inoltre, è proprio il caso di dire che non sono tutti uguali. Tra i grassi buoni vi sono innanzitutto gli omega 3 e i grassi monoinsaturi: entrambi possono aiutare a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e a migliorare la salute cardiovascolare.

Il grasso è fatto!
Effetto opposto hanno gli acidi grassi saturi e, soprattutto, gli acidi grassi trans, che provengono dai grassi parzialmente idrogenati e sono di “derivazione industriale”, ovvero utilizzati soprattutto in prodotti confezionati dolci e salati. Tuttavia negli ultimi dieci anni l’industria alimentare ha diminuito parecchio il loro impiego, proprio a causa dell’effetto aterogeno che producono. Attenzione, però, a non confonderli con i grassi idrogenati. L’idrogenazione non è, infatti, un processo “cattivo” perché un’idrogenazione completa evita la formazione di acidi grassi trans. E i grassi totalmente idrogenati sarebbero quindi da preferire a quelli parzialmente idrogenati. C’è un problema, però: la normativa comunitaria in vigore prevede l’indicazione obbligatoria del tipo di oli e grassi utilizzati, indicandone la varietà vegetale ma non il grado di idrogenazione, come invece accade negli Stati Uniti. Con il risultato che il consumatore non è al momento in grado di sapere se quel grasso sia totalmente o parzialmente idrogenato.