Indovina chi viene al cenone

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La formula è questa: persone comuni che in casa propria somministrano pasti preparati a mo’ di trattoria domestica.
di Luca Carlucci

Su pranzi e cene delle feste, si sa, ci sono due scuole di pensiero: i tradizionalisti, che li tengono rigorosamente in casa cucinando con le proprie mani per la tribù dei parenti, e gli spensierati che preferiscono evitare lavoro e grattacapi avvalendosi dei servigi di un ristorante. Oggi, grazie a quella tendenza nota come social eating o, più esattamente, home restaurant, è possibile una terza via.

La formula è questa: persone comuni che in casa propria somministrano pasti preparati a mo’ di trattoria domestica. Sono eventi a cui chiunque può partecipare, ovviamente pagando la cifra richiesta dall’oste improvvisato, in genere sensibilmente più bassa rispetto a quanto richiederebbe un ristorante per un pasto analogo. Per organizzare questi pranzi o cene, o per parteciparvi, si passa da apposite piattaforme on line che riportano il calendario degli eventi, i luoghi, i menu, i prezzi, notizie sui cuochi-padroni di casa, votazioni e recensioni, fotografie delle case dove si svolgerà il tutto e così via.

La più nota di queste piattaforme in Italia è forse Gnammo [gnammo.com]. Aspetti potenzialmente positivi? La curiosità di entrare in casa d’altri, il ritrovarsi intorno a un tavolo domestico a chiacchierare amabilmente con degli sconosciuti, la cura e l’attenzione che vi vengono dedicate, che son più in stile cena fra amici che clienti anonimi di ristorante. Gli aspetti critici sono, invece, l’incognita sulla qualità della cucina e degli eventuali altri commensali e la fiducia che bisogna avere nel rispetto delle norme igienico-sanitarie da parte del padrone di casa. Quest’ultimo punto è senza dubbio il più sensibile, tanto che pare che ci sia in arrivo una legge destinata a regolamentare il fenomeno.