La fagiolina protetta

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8 Novembre 2017
presidi Slow Food
di Francesca Baldereschi

I fagioli sono arrivati in Italia nella prima metà del XVI secolo grazie a Carlo V di Spagna. Le prime varietà (introdotte in Spagna in seguito alla scoperta delle Americhe) giungono a Roma come omaggio al papa. Le origini della fagiolina partono prorio di qui. La sua coltivazione è attestata nel paese di Arsoli (provincia di Roma) già nel 1552: nella zona si ripetevano spesso furti di fagiolina tanto che papa Giulio III si vide costretto a inviare due magistrati. Rimasta isolata in questa nicchia naturale della campagna di Arsoli, nella Valle del Fosso Bagnatore, la fagiolina ha rischiato l’estinzione negli ultimi decenni del secolo scorso, a causa delle basse rese.

La fagiolina di Arsoli è facilmente riconoscibile per la consistenza burrosa: se cotta a dovere può essere schiacciata usando solo la lingua poiché la pelle è molto sottile. Si è salvata grazie alla determinazione di pochi anziani, che ne hanno custodito il seme, e alle istituzioni locali che per oltre 50 anni le hanno dedicato una sagra. La protezione genetica è avvenuta anche grazie alla regola fondamentale, tramandata oralmente, di escludere quei semi nati da impollinazioni incrociate con altri ecotipi presenti in zona, facilmente riconoscibili perché di colore nero o screziato. Oggi un’associazione di produttori – che comprende anche alcuni giovani coltivatori – si sta impegnando a coltivarla e promuoverla.

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