La Ferrari del vino

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10 Aprile 2017
Il Bolgheri, il Montescudaio, il Terratico di Bibbona: vini bianchi e rossi con il sapore e il profumo delle terre in cui nascono, le campagne di Cecina, sulla costa toscana
di Olivia Bongianni

Il clima mite, la natura fertile del terreno e un’area vicina al mare che fin dall’antichità fa della vocazione vitivinicola uno dei suoi tratti distintivi, riportandoci – a voler guardare indietro – fino al tempo della civiltà etrusca. Sono questi, ma non solo, i segreti custoditi da uve di qualità, capaci di dare origine a vini di pregio, particolarmente apprezzati per sapore e gusto.

Giro di vite
Siamo sulla costa toscana, nelle campagne di Cecina, zona Paratino: è qui che ha sede la società agricola Ferrari Iris e figli, fondata nel 1980 da Penso Camerini e dalla moglie Iris. Una realtà a conduzione familiare: «L’azienda è nata nel 1980 con mio padre – racconta Massimo Camerini –, poi nella società siamo entrati noi figli, io e mio fratello Rodolfo». Inizialmente i terreni destinati alla produzione del vino erano situati soltanto nei comuni di Cecina e Bibbona In seguito si sono sommati altri vigneti, in affitto, nel comune di Montescudaio. Sorge qui la Fattoria Santa Perpetua: la cantina risale a quando nei primi del Novecento i conti Carli già producevano ottimi vini. Tutte le lavorazioni avvengono in azienda: «Il nostro lavoro parte proprio dalla produzione dell’uva – spiega Camerini –. Nella cantina di Cecina vengono fatte la vinificazione, l’invecchiamento, l’imbottigliamento e la commercializzazione». A comporre il mosaico, dal 2006, si sono aggiunti anche dei vigneti e una cantina a Bolgheri, una delle località più amate sia per il paesaggio che per il vino, dove si producono il Bolgheri Rosso e il Bolgheri Rosso superiore. Per disciplinare, l’invecchiamento e la vinificazione del Bolgheri devono essere fatti nel comune di produzione dell’uva, Castagneto Carducci: «Abbiamo una deroga ministeriale – precisa Camerini – per cui, una volta che il Bolgheri è diventato doc, lo portiamo a Cecina, dove avviene l’imbottigliamento ». Complessivamente oggi gli ettari in produzione sono 34; a Montescudaio si stanno impiantando altri 3 ettari. Si coltivano vitigni tipici della costa toscana, come il Sangiovese, il Trebbiano Toscano e il Vermentino, e vitigni internazionali come il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc e il Petit Verdot. La produzione di vini dell’azienda vanta i doc Montescudaio, Bolgheri e Terratico di Bibbona, e Igt di Toscana. Tutte e tre le doc si possono trovare nella rete di vendita di Unicoop Tirreno: il Bolgheri Rosso, il Montescudaio Bianco e Rosso, il Terratico di Bibbona Bianco e Rosso.

Tipi di... vini
Ma quali sono le caratteristiche dei vini che arrivano da questo territorio ricco di cultura e impreziosito da viti rigogliose, cantate fin dall’antichità? «Il nostro Bolgheri Rosso viene da uve scelte ed è tutto vino “fiore”, ovvero senza il liquido derivante dalla pressatura delle bucce – racconta Camerini –. A differenza degli altri vini, in cui usiamo anche e soprattutto il Sangiovese, nel Bolgheri questo uvaggio è assente, di conseguenza è più morbido e meno tannico. Nel Bolgheri doc i vitigni principali sono Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc». Anche nel Montescudaio e nel Terratico di Bibbona le uve sono scelte e seguono tutti i disciplinari Nel Montescudaio Rosso il 50% è Sangiovese: questo vino non viene passato per niente in legno, ma solo in acciaio, diversamente dal Bolgheri, che ha un leggero invecchiamento di cinque o sei mesi in barrique di legno. Anche il Terratico Rosso fa un piccolo affinamento in legno. Per quanto riguarda il bianco, nel Montescudaio doc e nel Terratico di Bibbona i vitigni principali sono Vermentino e Trebbiano. Oltre all’attento rispetto dei disciplinari, c’è un altro aspetto a cui in azienda si presta particolare cura. Per la lotta alle malattie della vite non viene seguito un calendario, ma si interviene solo quando c’è bisogno: se non c’è necessità non si effettuano trattamenti antiparassitari. Inoltre dall’anno scorso si sono tornate a fare le lavorazioni meccaniche sotto le viti contro le erbe infestanti, abolendo quindi l’impiego di erbicidi chimici nei vigneti. Un occhio di riguardo va anche al risparmio energetico: nell’azienda di Cecina è presente infatti un impianto fotovoltaico che copre il fabbisogno elettrico.

Viticultura
Storicamente, tutte e tre le aree da cui provengono queste uve appartengono a terre vocate all’agricoltura e alla viticoltura. «Prima si diceva che vicino al mare il vino non poteva essere buono – conclude Camerini –, in realtà se pensiamo, ad esempio, ai vini francesi, tantissimi dei più buoni nascono sulla sabbia, lungo le rive del mare». Ma anche senza il bisogno di spingersi Oltralpe e ritornando alla Toscana, certo non mancano anche da queste parti le storie ormai centenarie legate all’arte della coltivazione della vite e al consumo del succo tanto caro a Bacco. Riavvolgendo indietro il nastro del tempo, il filo rosso della tradizione non può che ricondurci fino ai vini degli etruschi, che di questa bevanda furono non soltanto produttori ma anche esportatori, trasportando sulle loro navi le anfore piene dell’adorato nettare.