La piccola abbuffata

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5 Giugno 2017
Sono diminuiti del 13% in dieci anni i bambini italiani obesi o in sovrappeso, ma 3 su 10, tra i sei e i dieci anni, hanno ancora chili di troppo perché mangiano male, stanno fermi davanti a computer e Tv e i genitori sottovalutano il problema. Il nostro modo di avere peso in Europa.
di Claudio Strano

Meno merendine e soprattutto meno bevande gassate e zuccherate, il cui consumo in un anno scende di 5 punti percentuali (dal 41 al 36%). Il bambino italiano, tra i sei e i dieci anni, si nutre un po’ meglio di prima, ma il suo peso potrebbe calare di più, anche perché siamo il paese del sole e della dieta mediterranea. E, invece, è pigro, sta fermo davanti a Tv e tablet ai quali si è aggiunto lo smartphone: in sensibile aumento il numero dei bambini che trascorrono attaccati agli schermi più di 2 ore al giorno, rinunciando così a una sana attività fisica. A riprova che la sedentarietà è un grosso problema, solo 1 ragazzino su 4 va a scuola a piedi o in bicicletta, ma quasi la metà (44%) ha a disposizione la Tv in camera. 

Chi mal comincia…
La colazione del mattino, poi, non è un granché. Anzi: o viene saltata del tutto o è inadeguata, cioè sbilanciata in termini di carboidrati e proteine per recuperare poi, a metà mattinata, con merende troppo abbondanti. Mentre a dimostrazione del fatto che l’educazione alimentare qualcosa fa, la quota di consumo di frutta e verdura aumenta, anche se di poco: nel 20% dei casi, a detta dei genitori, diventa quotidiana.Ma soprattutto il dato più confortante di tutti che emerge dai questionari di OKkio alla salute, il sistema di sorveglianza nazionale promosso dal Ministero della salute, coordinato dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità e condotto in tutte le regioni italiane, è che in dieci anni di campagne ministeriali di educazione al consumo sono diminuiti del 13% i bambini obesi e in sovrappeso nel nostro paese. Luci e ombre sull’andamento dell’obesità infantile nelle rilevazioni di OKkio alla salute, presentate il mese scorso a Roma, che riassumono le interviste di oltre 48.400 genitori e 48.900 bambini, in più di 2.600 classi primarie di tutta Italia. Nonostante i miglioramenti frutto delle crescenti premure – dalla famiglia alla scuola, fino al mondo dell’industria e della distribuzione alimentare – 3 bambini italiani su 10 hanno ancora problemi di sovrappeso o di obesità, i maschi più delle femmine.

 

OKkio alla salute
E pur non attestandoci ai livelli degli americani, rimaniamo il paese fanalino di coda tra le oltre 30 nazioni europee messe sotto osservazione dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso il piano denominato COSI (Childhood obesity surveillance initiative), al quale l’Italia partecipa, appunto, con OKkio alla salute. «L’obesità è diventata uno dei maggiori problemi di sanità pubblica in Italia – non esita ad affermare Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità –. La diminuzione del tasso di obesità nei bambini è un segno che le politiche sanitarie messe in atto cominciano a dare i primi risultati ed è contemporaneamente il segnale che dobbiamo concentrare di più gli sforzi in questa direzione. Resta molto da fare – prosegue Ricciardi –, soprattutto nella promozione della consapevolezza sui corretti stili di vita. E i genitori hanno un ruolo fondamentale: circa il 40% delle madri di bambini in sovrappeso o obesi ritiene, infatti, che il peso del figlio sia nella norma». Peccato che i nostri bambini hanno il ben poco invidiabile primato di “più grassi d’Europa”.

Prescrizione medica.
Perché l’obesità infantile è un problema di salute. Lo spiega Daniela Galeone, direttore dell’ufficio promozione della salute del Ministero. 

Daniela GaleoneDottoressa Galeone, qual è a suo giudizio il dato fondamentale che emerge dalle rilevazioni di OKkio alla salute?
«È il fatto che in questi dieci anni è stata registrata una diminuzione del fenomeno. È importante sottolineare che l’obiettivo sia dell’Ue che dell’Oms era di arrestare l’epidemia di obesità e di sovrappeso nei bambini, in più noi vediamo piccoli ma incoraggianti segnali di calo. Certo, l’Italia insieme agli altri paesi del bacino del Mediterraneo rimane agli ultimi posti in Europa, pur essendo questa l’area di maggior diffusione della dieta mediterranea. Gli indicatori italiani sull’obesità infantile sono ancora peggiori di quelli relativi all’adulto e c’è dunque molto da lavorare».
Come si spiega questa contraddizione dell’obesità ai massimi livelli nel paese principe del mangiare sano?
«Una delle spiegazioni è che sovrappeso e obesità dipendono da molti fattori legati all’ambiente in cui le persone vivono. Dobbiamo tenere conto del cambiamento degli stili di vita poco orientati alla prevenzione, della sedentarietà delle famiglie che si ripercuote sui bambini e di altri elementi che gradualmente hanno portato a questa situazione e che adesso stiamo cercando di modificare».
Quali sono, per sommi capi, le azioni che avete intrapreso e in quali campi?
«OKkio alla salute è soprattutto una raccolta di dati e informazioni che servono a misurare gli effetti di interventi molteplici di scuole, pediatri, famiglie, industria alimentare, associazioni sportive ecc. Tra i tanti cito il miglioramento della ristorazione scolastica – stiamo rivedendo le linee di indirizzo e lo stesso stanno facendo le Regioni –, il piano per la riduzione del sale messo a punto con i professionisti della panificazione, il lavoro con le scuole e le associazioni sportive per favorire l’attività fisica e il movimento nei bambini, il contributo dei pediatri nel dare indicazioni concrete alle famiglie, l’impegno dell’industria alimentare affinché i prodotti abbiano un adeguato profilo nutrizionale. Con Coop abbiamo lavorato nella promozione della frutta e verdura e nella riformulazione dei prodotti a marchio con l’obiettivo di ridurre il contenuto di sale. Ben vengano in futuro altre collaborazioni».
Obesità e sovrappeso rappresentano importanti fattori di rischio di malattie croniche. Ce le può ricordare?
«Preoccupa, innanzitutto, il fatto che i bambini che pesano troppo tendono a mantenere questa condizione anche nell’età adulta. Inoltre, sono condizioni che possono predisporre all’insorgenza di malattie croniche già nell’età infantile. Stiamo, infatti, assistendo alla comparsa di quelle tradizionalmente appannaggio dell’età adulta anche nell’infanzia. La più eclatante è il diabete due che non si può nemmeno chiamare più “dell’adulto”, perché viene riscontrato con frequenza anche nei bambini. L’ipertensione arteriosa è un’altra condizione la cui comparsa oggi è molto più precoce. Anche altre alterazioni metaboliche sono in aumento e preoccupano: tra queste l’aumento della colesterolemia che arriva a interessare fasce di giovani fino a pochi anni fa al riparo dal problema».

 

Bimbi di peso
Il bambino è ciò che mangia, ma soprattutto come mangia. 
Ne parliamo con Liliana Cocumelli, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione ABC - Aiutiamo i bambini a crescere. ( di Rita Nannelli)

Che rapporto hanno oggi i bambini col cibo?
«Un rapporto a rischio di patologia soprattutto quando vari fattori (un evento stressante, una malattia materna, un bambino che chiede di continuo attenzioni, ritmi di vita frenetici) minacciano la comprensione dei reali bisogni delfiglio, la spontanea sincronizzazione tra questi e le risposte di accudimento di chi si prende cura di lui, a partire dalla fase di assoluta dipendenza del neonato. Talvolta, infatti, l’adulto offre il cibo in risposta a un disagio non legato alla fame, oggi più che mai a causa delle pressioni socioculturali a cui la famiglia è sottoposta».
I genitori rappresentano un buon esempio a tavola? «Di sicuro sono il primo esempio, ma non sempre positivo. Rappresentano un modello “sufficientemente buono” quando mostrano la capacità di capire se la richiesta di cibo da parte del bambino è autentica, quando gli insegnano a tollerare la frustrazio-ne, somministrata a piccole dosi, con modalità compensatorie, alternative al cibo, come, ad esempio, il gioco. A volte i genitori stessi hanno acquisito quest’unica modalità per fronteggiare il disagio: mangiare come risposta all’insoddisfazione».
Che motivazioni psicologiche ci sono dietro l’obesità infantile?


«Il bambino può aver appreso a ricercare nel cibo un rifugio contro la tristezza o non aver ancora acquisito la capacità di autoregolarsi. Ma molto più spesso accade che è diventato un figlio invisibile emotivamente, ai cui bisogni psico-affettivi l’adulto risponde con un accudimento che passa esclusivamente dal cibo».
Quali consigli può dare ai genitori di bambini obesi o in sovrappeso perché ristabiliscano un corretto rapporto col proprio corpo e la propria percezione di sé?
«I genitori devono essere consapevoli della responsabilità che il loro ruolo comporta e del grande supporto che possono offrire ai figli. In pratica devono aiutare i bambini a ri-decodificare correttamente lo stimolo fame, capendo se dietro all’impulso di mangiare non vi sia invece un’ansia da contenere; inoltre offrire un’alternativa al bambino, diversa dalla merendina, per fronteggiare o tollerare un disagio. Andare a fare una passeggiata con la bici può essere un’idea».