Nel proprio orticello

  Aggiungi ai preferiti
27 Marzo 2017
Un davanzale, un balcone o una pensilina a cui appendere i vasi: basta poco per coltivare l’orto di casa.
di Daniele Fabris

Lattuga, pomodori, melanzane, zucchini. E poi aglio e cipolla, erbe aromatiche e peperoncini... Gli italiani hanno scelto di “sporcarsi le mani”, tornare alle origini e sempre più spesso si organizzano per coltivarsi in casa l’orto. Sfruttando balconi, giardini, perfino un davanzale. Difatti la questione degli spazi non è così condizionante come si crede comunemente. Sui davanzali, per esempio, si possono sistemare tutte le erbe aromatiche o le fragole che si accontentano di poca terra. E sfruttare al meglio ogni superficie, anche quelle verticali, come le ringhiere, o quelle orizzontali superiori, come le pensiline a cui è possibile appendere i vasi, è un ottimo modo per farsi un orto in casa.

A testa in giù
Per lo sfruttamento estremo dello spazio c’è poi la coltivazione a testa in giù, Nel proprio orticello tecnica inventata negli Stati Uniti dove usano contenitori specifici. Si possono usare bottiglie di plastica private del fondo. Tenendole a testa in giù si riempiono di terriccio ben concimato, si inserisce nel collo la piantina a radici nude quindi si torna a capovolgerle in modo che le radici crescano in su e la pianta in giù. Per questo tipo di coltivazione vanno bene piante piccole che si accontentano di una piccola quantità di terra e che hanno un comportamento ricadente o rampicante, come i pomodori piccoli, ciliegini o datterini. Ma perché tanta passione vintage per l’autocoltivazione? Da una parte, senza alcun dubbio, c’è l’incertezza per la salubrità di quanto portiamo in tavola. Coltivare in proprio è una buona garanzia di mangiare biologico e di ottenere frutta e verdura di stagione e a chilometri zero. Giovano poi anche considerazioni econnomiche e voglia di risparmiare. Ma non va sottovalutato che l’orticoltura è un ottimo antistress. Senza dimenticare che in un contesto domestico l’estetica ha il suo peso. Le melanzane, per esempio, hanno dei fiori viola bellissimi, ma belle sono anche le zucchine con i loro fiori gialli o i peperoni e le fragole.

Vicino casa
Chi ha un piccolo appezzamento di terra può allestire l’orto accanto alla casa, con erbe che arricchiscono di sapore e profumo la cucina, dividendolo magari in riquadri separati da lastre di pietra o di terracotta, oppure da assi in legno. Disporre l’orto fra le pietre è altrettanto efficace: il giardino roccioso è un’ottima sede per timo, rosmarino, salvia, erba cipollina e origano. Ma a chi non vuole perdere l’occasione di “sporcarsi le mani” con più di una soddisfazione basta anche molto meno. Farsi un piccolo orto dentro contenitori e vasi, infatti, non è impossibile, basta scegliere le piante più adatte e fare attenzione alla disponibilità di acqua (che deve essere maggiore, dato che i vasi tendono a seccarsi più presto). Il primo passo è scegliere il luogo più soleggiato e dotare le piante ricadenti (come i pomodori) o quelle con i frutti più grandi (come gli zucchini) di gabbie o tralicci sui quali farli arrampicare.

 

Chi semina raccoglie
A seconda del tipo di sementi cambiano i risultati e la bontà della verdura coltivata. Leggere sempre l’etichetta prima dell’uso

Una volta identificato l’angolo di casa, del terrazzo o del giardino nel quale vogliamo sperimentare il nostro orto, fatte tutte le doverose preparazioni, arriva il momento della semina. Vale la pena, innanzitutto, di distinguere le due grandi famiglie di sementi che troviamo in commercio: le ibride e quelle a impollinazione libera. Le prime sono selezionate e sperimentate anche in laboratorio per offrire risultati più regolari e facili, ammalarsi meno, dare frutti più conservabili. Non sono (almeno in Italia) ogm, ma hanno due svantaggi: generalmente non sono l’ideale per ottenere altri semi da piantare la stagione successiva, in quanto non garantiscono gli stessi risultati e danno luogo a piante molto simili e spesso con sapori meno spiccati. L’alternativa, tra l’altro meno costosa, sono i semi a impollinazione libera. Anche in questo caso è stata effettuata selezione, ma in pieno campo. Lo svantaggio, in questo caso, è che sono meno affidabili come risultati. In ogni caso l’indicazione si dovrebbe trovare in etichetta, assieme a quella dei trattamenti a cui è stato già sottoposto il seme. E qui vale la pena di soffermarsi a riflettere: chi sceglie di farsi l’orto in casa per mangiare meglio e in maniera più sana, dovrebbe prestare molta attenzione a scegliere linee di sementi biologiche, come quelle proposte da ViviVerde Coop. In caso contrario non sarà infrequente trovarle già trattate con fungicidi. Altra indicazione utile da cercare in confezione è la descrizione della varietà: può raccontarci molto delle caratteristiche della pianta che otterremo, del suo habitat ideale, della produttività e della resistenza. Utilissime poi sono le informazioni sulla germinazione minima e sulla purezza. Nel primo caso si tratta dell’attitudine del seme, posto in adatte condizioni ambientali, a dare origine a una pianta di normale costituzione. Una caratteristica fondamentale al momento della semina, dato che ci spiega quanti semi diventeranno piante e ci dà modo di interrarne il necessario per farli crescere con lo spazio adatto. La purezza, invece, è un’informazione su quanto del contenuto della confezione è costituito da semi della specie e della varietà indicata. Infine, va controllata la data impressa sull’etichetta che rappresenta il biennio in cui il seme è stato confezionato e la scadenza indicata dal produttore. Inutile dire che più è fresco e migliori saranno i risultati.