Potenza di calcolo

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Quei sassolini fastidiosi fatti di molecole di colesterolo e sali biliari... Cause, sintomi e cure dei calcoli della cistifellea, di dimensioni diverse come diverso è il danno che possono provocare.
di Barbara Bernardini

Ci sono piccoli organi nel corpo che creano a volte annosi problemi. È il caso della cistifellea, un sacchettino dove confluiscono i liquidi prodotti dal fegato per essere riversati nel duodeno e contribuire alla digestione del cibo, in particolare dei grassi alimentari. Un piccolo magazzino di bile, apparentemente innocuo, ma che può scatenare coliche violentissime e dolorose quando il dotto, lungo circa 4 cm e largo 6 mm, viene intasato dai cosiddetti calcoli biliari, veri e propri sassolini che si formano principalmente a causa della precipitazione e aggregazione di molecole di colesterolo e sali biliari.

Restare di sasso
«La formazione dei calcoli nella colecisti si chiama in termini tecnici litiasi biliare – spiega Luigi De Blasi, specialista in chirurgia generale a Lecce –, interessa circa il 15% della popolazione italiana con una maggiore incidenza nel sesso femminile e viene diagnosticata prevalentemente tra i 40 ed i 50 anni. Sono più a rischio di questa malattia le donne che hanno avuto gravidanze multiple, le persone obese e quelli che hanno subito rapidi cali ponderali», precisa il professore. La dimensione dei “sassi” può variare da pochi millimetri a qualche centimetro, e molto vario è anche il tipo di danno che possono causare.
Molti dei pazienti con litiasi biliare, circa il 50-70%, rimangono senza sintomi per molti anni e possono anche non svilupparne mai alcuno – commenta De Blasi –: in questi casi, anche se i calcoli vengono scoperti per caso durante un’ecografia, non si raccomanda alcuna terapia specifica, perché sono i cosiddetti calcoli silenti che non provocano alcun sintomo». A volte, però, i calcoli possono causare complicanze significative e come la colecistite acuta, l’empiema della colecisti, le angiocoliti o la pancreatite acuta. «Sono condizioni molto serie che richiedono immediato trattamento medico e spesso chirurgico», sottolinea De Blasi.

Dolore acuto
Infatti, quando i calcoli si spostano nei dotti biliari e li ostruiscono, aumenta la pressione all’interno della cistifellea che scatena una serie di sintomi definiti come attacco acuto. Il sintomo più comune riferibile con certezza ai calcoli della colecisti è la colica biliare che si scatena dopo un pasto, che si manifesta in genere con un dolore acuto all’altezza dello stomaco, sotto lo sterno, e che talvolta si irradia verso il fianco destro. La colica può durare dai 30 minuti alle 3 ore e può essere molto dolorosa e associata a nausea o vomito. «I sintomi dei calcoli biliari possono essere simili a quelli di un infarto, dell’appendicite, dell’ulcera, della sindrome del colon irritabile, dell’ernia iatale, della pancreatite e dell’epatite – spiega ancora De Blasi –. Quindi è fondamentale arrivare a una diagnosi accurata in tempi rapidi». Fortunatamente l’esame per confermare o escludere la presenza di calcoli è molto semplice: un’ecografia addominale evidenzierà senz’ombra di dubbio la presenza di sassolini all’interno della colecisti o del dotto.

Sotto attacco
La questione si complica quando, invece di interessare solo il dotto biliare, il calcolo si ferma nel dotto epatico comune, una condizione che può causare l’infezione del fegato o l’infiammazione del pancreas, perché il pancreas e il fegato hanno un dotto escretore in comune. «Gli attacchi spesso si risolvono da soli se i calcoli si muovono, tuttavia la cistifellea potrebbe infettarsi e lesionarsi, se l’ostruzione perdura. Ecco perché nel sospetto di un attacco è bene rivolgersi al pronto soccorso», avverte De Blasi.
urtroppo per la cura dei calcoli esistono poche alternative farmacologiche. L’acido ursodesossicolico è un po’ l’unica arma a disposizione, ma frequentemente non è sufficiente a sciogliere i sassolini per i quali occorre, quando scatenano coliche, rivolgersi alla chirurgia che oggi è diventata comunque mininvasiva e garantisce tempi di recupero piuttosto brevi.

A rischio di... I fattori che determinano l’insorgenza di calcoli biliari.
Le donne hanno il doppio di probabilità degli uomini di soffrire di calcoli biliari. L’eccesso di estrogeni dovuto alla gravidanza, alla terapia ormonale sostitutiva e i metodi contraccettivi ormonali fanno aumentare i livelli di colesterolo nella bile e diminuire la motilità della cistifellea, fattori che possono causare la formazione di calcoli. I calcoli biliari spesso sono ereditari e forse si trasmettono anche per via genetica. Inoltre, una ricerca su larga scala ha suggerito che il sovrappeso, anche moderato, fa aumentare il rischio di soffrire di calcoli biliari. La spiegazione più probabile è che la quantità di sali biliari presente nella bile risulta ridotta, a vantaggio del colesterolo, e l’aumento del colesterolo riduce la frequenza di svuotamento della cistifellea. Anche una dieta ricca di grassi e povera di fibre aumenta il rischio di calcoli biliari, perché l’aumento del colesterolo nella bile riduce la frequenza di svuotamento della cistifellea. Ma è vero anche il contrario: durante i periodi di digiuno o di dimagrimento rapido il fegato secerne più colesterolo nella bile e quindi si possono formare i calcoli. I farmaci contro il colesterolo sono un altro fattore predisponente, perché ne aumentano la quantità secreta nella bile. Non ultimo il diabete perché chi ne soffre di solito ha i trigliceridi alti, acidi grassi che possono far aumentare il rischio di sviluppare calcoli biliari.

INFO
Il dott. Luigi De Blasi esegue visite specialistiche su prenotazione a
Gagliano del Capo, via Ferilli, 37 - Lecce
Tel 0833548044  
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