Progetti di vita. CoopxTogoxVanda

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1 Marzo 2016
Dal Burkina al Togo, dove si fa il pane, s’impara un mestiere, si curano i malati e i bambini hanno una scuola.
di Aldo Bassoni

Don Andrea CristianiDon Andrea Cristiani è come sempre entusiasta delle sue creature. Ogni volta che ci sentiamo sembra il primo giorno di una nuova impresa. Invece di strada fin qui ne ha fatta tanta, una parte della quale insieme a Unicoop Tirreno, prima con il Progetto Matteo, poi con il progetto coopxtogoxvanda. 2 grandi idee nate in memoria di 3 persone scomparse, il giovane Matteo, figlio di dipendenti Coop, Vanda Spoto, apprezzata e nota figura della cooperazione campana, nonché consigliere d’amministrazione di Unicoop Tirreno, e Giacomo, un giovane rimasto vittima di un incidente stradale.

«Il Progetto Matteo è uno dei più delicati e importanti – esordisce don Andrea –, ma è anche uno dei più preoccupanti perché si trova proprio nella zona rossa del Burkina Faso ai confini con la guerra dove agisce Boko haram (il gruppo terroristico autore di numerosi massacri, ndr). Lì, con una casa per bambini orfani, un centro sanitario e un hotel, abbiamo dato vita a un presidio per cercare di stare a fianco della popolazione che oltre alla miseria e alle malattie endemiche, sarebbe isolata senza di noi. La situazione è talmente grave che chiederemo aiuto ai militari e all’Onu a tutela dei nostri bambini ». Il Progetto Matteo aveva raggiunto una certa autonomia però purtroppo l’hotel, che era in assoluto il migliore della regione, essendo venuto meno il turismo, ha ridotto di molto le sue entrate e questo impegna molto di più ad attivarsi affinché ai bambini non manchi il necessario per vivere. Il progetto coopxtogoxvanda è stato inaugurato il 12 ottobre 2014. Oggi si può dire che il primo step del progetto è concluso. C’è una foresteria, una scuola alberghiera e un panificio. Nella panetteria lavorano sei persone e c’è già una buona produzione di pane dalla cui vendita ci si attende la sostenibilità economica della struttura. «Ma è presto – puntualizza don Andrea – e quindi le donazioni serviranno ancora per alcuni anni. Siamo ancora lontani dalla piena autonomia, anche perché nel centro c’è la scuola di alfabetizzazione dove operano degli insegnanti e poi c’è una scuola materna alla quale accedono 30 bambini veramente poveri che lì vengono educati e nutriti». Altro obiettivo del progetto è la definitiva sistemazione di un piccolo ambulatorio, per ora provvisorio in attesa di una struttura idonea, nel quale operano 1 giovane medico Shalom e 2 infermiere che visitano e curano pazienti più volte la settimana. Malaria, denutrizione e tubercolosi sono le malattie più diffuse in quelle zone del Togo e le persone accorrono in massa là dove qualcuno può prestare loro un po’ di cure. «Vengono in numero superiore alle nostre forze», dice don Andrea. Intorno al centro, che ha ora una caratteristica internazionale, gravita la popolazione locale nell’ambito di corsi per parrucchiere, manifestazioni di moda africana, e tante altre iniziative sociali.
 

Ora, però, c’è un’urgenza che è stata sollecitata dai servizi sociali locali: creare una casa famiglia per bambini orfani e per giovani madri povere che spesso muoiono di parto. C’è bisogno di un centro che funzioni a pieno regime dove possano essere accolti e istruiti. «Sono sicuro che i soci di Unicoop Tirreno si rendono perfettamente conto di ciò che accade – è l’appello accorato di don Andrea –, del flusso inarrestabile dei migranti, ma per contrastare questa sofferenza ininterrotta quasi quotidiana c’è solo lo sviluppo. Dove noi portiamo lavoro, progresso e valori, là non c’è fuga perché la gente ama abitare dove ha le proprie radici. Questo è un progetto in crescita e allora credo che il corpo sociale sia d’accordo nel dare la priorità all’emergenza dei bambini che abbiamo accudito e salvato a migliaia».

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