Punto di svolta

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2 Dicembre 2020
Unicoop Tirreno è tornata in pareggio, sul fronte della sua attività caratteristica. Come il Piano industriale, avviato 4 anni fa, ha dato i suoi frutti lo spiega Piero Canova, direttore generale , commentando le cifre e gli aspetti principali, guardando a questo 2020 come punto di arrivo e di nuova partenza.

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di dicembre 2020

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Svolta completata. A 16 anni dall’ultima volta Unicoop Tirreno è tornata in pareggio, sul fronte della gestione caratteristica (il risultato operativo). In soldoni i negozi tornano a guadagnare. Per riannodare il filo di un discorso iniziato a fine 2016, con un nuovo Piano industriale di risanamento e rilancio della Cooperativa, partiamo da alcuni numeri (il Bilancio li certificherà) che raccontato di un’azienda che può coniugare i verbi al futuro.

Risultati prodotti Nel primo semestre 2020 più che quadruplicato il margine operativo lordo (il risultato economico della gestione commerciale), pari a 11,4 milioni di euro, rispetto ai 2,5 milioni registrati nello stesso periodo dell’anno precedente; i ricavi del semestre sono stati di 407,6 milioni di euro, in leggero calo rispetto ai 417 milioni dello scorso anno, a causa della diminuzione delle vendite all’inizio dell’estate per l’assenza di turisti stranieri, che ha fatto da contraltare al picco di acquisti di febbraio-marzo per l’inizio della pandemia. Tendenza confermata a fine settembre, con vendite che hanno raggiunto i 650 milioni di euro (in lieve flessione rispetto allo scorso anno) e un ottobre andato meglio di quello del 2019 (+2%); 261 milioni di euro (al 30 giugno) il patrimonio netto della Cooperativa. Quanto al risultato di esercizio del primo semestre dell’anno, è stato negativo per 3,3 milioni di euro, comunque dimezzato rispetto al primo semestre del 2019, quando la perdita era stata di 6,5 milioni di euro.

«I significativi progressi gestionali ci dicono che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta, a fine anno il reddito operativo sarà ampiamente positivo e il bilancio si chiuderà in sostanziale pareggio. E questo anche se le nostre vendite quest’anno non crescono (la stima 2020 è -1%) per il calo dei flussi turistici fino a giugno, per effetto delle misure straordinarie anti-Covid-19 a tutela della salute, che impongono ingressi contingentati nei negozi e per le quali abbiamo già speso 6 milioni di euro dall’inizio della pandemia ad oggi, e di un perimetro ridotto dell’azienda (4 negozi nel Lazio sono stati chiusi)», a dirlo è Piero Canova, direttore generale di Unicoop Tirreno, con cui parliamo dei risultati raggiunti e delle prospettive della Cooperativa.

Come siamo arrivati a questo traguardo?
«Ci siamo arrivati con un grande lavoro di squadra e l’impegno di tante persone che hanno a cuore il futuro della Cooperativa. Questo si è tradotto in una maggiore efficienza nella gestione, nella razionalizzazione della rete di vendita e nella revisione dell’offerta, per diminuire il peso di alcune categorie merceologiche che generano scarso margine a favore di altre più redditizie. Possiamo dire che, grazie al lavoro e all’impegno delle persone, oggi la nostra rete vendita è un’eccellenza. I negozi sono accoglienti, moderni, offrono prodotti di grande qualità a prezzi accessibili. Il prodotto a marchio Coop tocca il 37% nelle vendite e ha un potenziale che lo farà crescere ancora. Inoltre stiamo investendo in nuove tecnologie per rendere la spesa più facile e veloce. Le caratteristiche dei negozi sono legate all’evoluzione della società, alle esigenze che cambiano delle persone: sta a noi saperle leggere e rispondere in modo adeguato, investendo le risorse per fare bene e meglio degli altri».

Lei proviene dalla grande industria privata. Che differenza c’è a lavorare per una Cooperativa fondata nel 1945, i cui proprietari sono quasi 600mila soci?
«Nelle aziende private il potere decisionale è concentrato nelle mani di persone singole, famiglie o fondi di investimento. Non c’è una dialettica complessa, l’obiettivo è semplice: fare soldi. In Cooperativa si risponde ai soci, al Consiglio d’Amministrazione, si rispettano storia, radici e valori sanciti da un patto sociale più che economico. Gli utili vengono reinvestiti e si perseguono fini etici. La Cooperativa ha fondamenta solide, però deve accelerare il passo. Velocità di azione e reazione sono fondamentali nella Grande Distribuzione perché la concorrenza è spietata e aumenta rapidamente».

Torniamo ai numeri. Il risultato netto del primo semestre dell’anno è stato negativo per 3,3 milioni di euro. Un dato che, però, si sarebbe trasformato in utile, se non fosse stato stabilito a livello europeo il congelamento dei dividendi – causa Covid-19 – che ha impedito a Unicoop Tirreno di incassare il dividendo da Unipol. Analisi corretta?
«Sì, è corretta. Inoltre dall’inizio della pandemia ad oggi la Cooperativa è intervenuta con tutte le misure necessarie per garantire la tutela della salute con una spesa totale che ha già toccato i 6 milioni di euro, ci tengo a ribadirlo, e non accenna certo a diminuire».

Veniamo a una questione delicata: il nodo del rinnovo del contratto integrativo aziendale come è stato sciolto dopo mesi di trattativa con le Organizzazioni Sindacali?
«Stabilità occupazionale ed equità di trattamento tra tutte le generazioni di lavoratori della Cooperativa, compresi i nuovi assunti, equilibro tra costi e risultati di Unicoop Tirreno. È questo il senso del nuovo Contratto integrativo aziendale, dopo oltre 14 anni di vigenza del precedente, che a fine ottobre è stato siglato con le Organizzazioni Sindacali, ad eccezione di Usb. Un accordo, dopo molti mesi di incontri in un clima di confronto serrato, ma costruttivo, che alla luce del momento incerto e delicato che stiamo vivendo a causa della pandemia è ancora più importante. Il nuovo contratto ha una durata triennale ed entra in vigore proprio in questo mese, dopo l’approvazione da parte dei lavoratori attraverso referendum. Così abbiamo sciolto il nodo di una questione cruciale, con una sintesi in linea con un Piano industriale che ha garantito la sicurezza del lavoro per i dipendenti e dei risparmi di molto soci».

La strada della ristrutturazione è stata lunga e tutt’altro che facile; è servito il prestito partecipativo da 170 milioni di euro delle altre 8 Cooperative di consumo per rafforzare il patrimonio e riportare il rapporto patrimonio- Prestito Sociale nei limiti stabiliti dalla Banca d’Italia. Soldi che vanno restituiti...
«Ora la Cooperativa ha le gambe per camminare da sola: entro il 2021 completeremo la restituzione del prestito partecipativo. Nel 2019 avevamo già restituito, infatti, 35 milioni di euro alle altre Cooperative che ci avevano dato il loro sostegno attraverso gli strumenti finanziari partecipativi, a riprova della nostra solidità. Ora dobbiamo fare le scelte più adatte e al passo coi tempi per guardare avanti».

Come immagina allora il prossimo futuro?
«Lo voglio immaginare innanzitutto libero dal coronavirus, poi con un ritorno degli italiani in vacanza nelle nostre località e una rivitalizzazione delle cittadine e dei paesi, anche grazie allo smart-working, a cui abbiamo fatto e continueremo a fare ampio ricorso. E anche con un’abitudine rafforzata a fare la spesa on line, per la quale stiamo valutando significative opportunità, un fronte questo su cui investiremo».

Quindi il 2020, con il pareggio a cui è tornata Unicoop Tirreno, non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza?
«Nel 2016 abbiamo intrapreso un importante programma di cambiamento, il Piano industriale di cui i nostri soci hanno spesso letto su questa rivista, con degli obiettivi importanti e precisi. Gran parte di questi obiettivi è stata raggiunta: è migliorata la gestione commerciale, è diminuita l’incidenza dei costi, i nostri punti vendita funzionano meglio e soci e clienti sono più soddisfatti, sempre più persone ci scelgono perché affidabili e sicuri, anche in questi tempi di emergenza sanitaria. Tutto ciò appare anche più significativo se si pensa alla congiuntura economica così difficile in cui il cambiamento è avvenuto. Ma un’impresa, soprattutto se è cooperativa, con le caratteristiche che ho già ricordato, guarda sempre al futuro e il 2020 che sta per finire, in questa prospettiva, è un ulteriore punto di partenza. Il 75° anno di vita di una Cooperativa che ora può guardare avanti con fiducia, per andare oltre questo traguardo, focalizzando i suoi sforzi per proseguire la crescita e consolidare la sua presenza nei diversi territori».