La San Vincenzo de Paoli a Piombino fu fondata 75 anni fa da don Ivo Micheletti. Da allora non ha mai fatto mancare il suo aiuto alle fasce di popolazione più deboli e bisognose in una città dove, anche a causa della crisi della grande industria, sono aumentate le aree di disagio. «Con la crisi della siderurgia c’è stato un aggravamento delle condizioni sociali – racconta Claudio Messina, vicepresidente della San Vincenzo e membro della Giunta esecutiva nazionale –. Una volta si pensava tutti di andare in pensione all’Ilva. Qualcuno ce l’ha fatta, altri no». Intanto, mentre si aspetta che parta un nuovo progetto di reindustrializzazione, anche l’indotto è andato in crisi. E allora, agli immigrati che hanno invaso pacificamente la città, si sono aggiunti molti nostri connazionali tra le persone assistite. Vecchie e nuove povertà si sovrappongono e qui ce la fanno a malapena a soddisfare tutte le esigenze perché la disoccupazione dilaga anche dove la grande industria siderurgica una volta creava ricchezza e benessere, e quindi anche chi non aveva mai fatto ricorso alla mensa e ai pacchi di provviste alimentari ha dovuto incamminarsi verso via Lando Landi, nella vecchia chiesa sconsacrata dove ha sede anche la mensa. «In tempi passati si andava nelle famiglie con discrezione a portargli da mangiare, oggi non ce la facciamo più e quindi due volte alla settimana – il lunedì e il giovedì – c’è la distribuzione dei pacchi, una settantina in tutto di cui hanno finora beneficiato 14.600 persone», spiega Messina. E poi c’è la mensa, insostituibile ed essenziale struttura che eroga ogni giorno un pasto caldo a chi ne ha bisogno per un totale di 15.400 coperti all’anno. «La mensa può fornire una settantina di pasti al giorno – dice Messina –. Quando è finito il pranzo, quello che resta viene suddiviso tra gli ospiti che se lo portano a casa per la cena. Chi sono i nostri assistiti? Metà stranieri e metà italiani. Ci può essere qualcuno di passaggio, poi ci sono i residenti soli, alcuni anziani che non hanno mezzi, a volte qualcuno viene per rispondere a un bisogno di comunità, di compagnia, di voglia di stare insieme e socializzare».
Lessico famigliare
«Il fatto di consegnare viveri è una cosa necessaria nelle famiglie con minori – spiega il presidente della Sezione soci Coop Maurilio Campani citando una ricerca condotta alcuni anni fa nei campi profughi –. Se si consumano sempre pasti fuori dalle mura domestiche il bambino perde il senso della famiglia perché interiorizza che il bisogno primario del cibo viene dagli estranei... Da qui l’importanza di permettere alle famiglie di preparare ogni tanto i pasti in casa». Ma tutto questo non sarebbe possibile senza il contributo della Coop. Sono più di 10 anni che i negozi Coop di Piombino e dintorni mettono a disposizione della San Vincenzo de Paoli ingenti quantità di prodotti non più commerciabili. È il progetto Buon Fine, reso possibile dalla ormai nota legge del “Buon Samaritano”. In fondo all’anno arrivano nella sede di via Landi 50 tonnellate di generi alimentari da tutti i Supermercati della zona. Ogni mattina, escluso la domenica, due furgoni fanno il giro dei negozi dove trovano i contenitori già pronti per essere caricati con tanto di bolle di accompagnamento. Tutto viene eseguito secondo le regole sanitarie e fiscali, proprio come se si trattasse di una normale transazione commerciale perché la legge obbliga giustamente a controllare e registrare tutto.
Grazie Coop
«Noi facciamo un ulteriore controllo sui prodotti, ma in genere la merce è sempre di buona qualità – precisa Messina –, magari scade nel giro di un paio di giorni e quindi noi provvediamo subito a cucinarla o a distribuirla. C’è molta attenzione alle norme igieniche. In questi anni non è mai successo niente. Il nostro personale è preparato, devo dire che siamo forse più controllati noi dei ristoranti». Già alle 9 del mattino la cucina è in grado di iniziare a preparare il pranzo con i prodotti del giorno. Il resto viene conservato oppure distribuito a seconda della scadenza dei cibi. «Venisse a mancare il supporto della Coop si potrebbe anche chiudere», ammette lapidario Messina, che aggiunge: «Sì, ci sono altri che donano, ma la Coop è di gran lunga il fornitore più importante. Poi utilizziamo anche i prodotti del Banco alimentare da cui arrivano alcune tonnellate di merce a lunga conservazione». In più, le Sezioni soci Coop organizzano raccolte straordinarie. «Il Comitato soci di Piombino è presente sempre nella raccolta con un suo specifico progetto che quest’anno si è svolto il 21 maggio – precisa Campani –. Oltre a questo ci sono le iniziative delle scuole medie che prima di ogni Natale organizzano una raccolta straordinaria davanti ai punti vendita Coop».
Nel cuore della città
In effetti c’è un rapporto stretto con la città, un rapporto di fiducia perché tutti sanno che ogni pacco di pasta, ogni bottiglia d’olio, ogni euro donato va dove deve andare. E cioè letteralmente a Buon Fine. «I nostri volontari si dividono in soci vincenziani, la parte forse meno rilevante, ma il grosso del volontariato è fatto di collaboratori esterni che si avvicinano per dare una mano. Autisti, cuochi, distribuzione alimenti e vestiario, inserimenti di persone che devono scontare una pena – elenca Messina –. In totale tra soci e volontari abbiamo circa 70 persone. Poi capita che ci sia l’ex assistito che rimane con noi per restituire qualcosa di quello che ha ricevuto. In definitiva i dipendenti part time sono solo due. Difficile trovare dirigenti, persone che vogliono tirare le fila, è più facile avere la disponibilità di chi desidera dare una mano operativamente. Invece c’è bisogno anche di organizzatori con capacità manageriali perché bisogna essere preparati anche a questo». L’attività del Buon fine coinvolge direttamente il personale dei negozi. C’è una grossa collaborazione che, come testimoniano gli stessi volontari della San Vincenzo, non è riscontrabile altrove. Con il personale della Coop c’è un rapporto e una sensibilità diversi, che si sono consolidati negli anni. E che, senza dubbio, continuerà ancora molto a lungo.