Sotto copertura

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14 Luglio 2017
Che cosa sono i vaccini, come funzionano, perché a non vaccinare un bambino si rischia di più, numeri alla mano. Al di là delle polemiche
di Barbara Bernardini

Parlare di vaccini in questo periodo burrascoso della medicina, tra polemiche e controversie, non è facile. Vediamo dunque di iniziare da un numero: 28.500. Sono i casi di poliomielite paralitica registrati all’anno in Europa intorno al 1952, quando questa malattia, altamente contagiosa, provocata da un virus, fece registrare un picco massimo.

Dati di fatto
La polio è stata una delle malattie infantili più temute del ventesimo secolo e ha paralizzato migliaia di persone nel mondo. Da quando è stato introdotto il vaccino il numero dei casi si è ridotto a zero. L’ultimo caso in Italia si è registrato nel 1983, dopo più nulla. Sì, zero, nessun caso di malattia, nessun ricovero, nulla di nulla. La polio non c’è più. Del mondo senza polio hanno beneficiato anche quei paesi dove la malattia è ancora endemica, perché ciò che sui vaccini si dovrebbe comprendere, prima ancora di capire come funzionano biologicamente, è che la vaccinazione della popolazione è in grado di produrre quella che si chiama “immunità di branco”: se la maggior parte della popolazione è vaccinata (80% minimo, 95% raccomandabile) interrompe la circolazione delle infezioni e protegge anche chi la vaccinazione non la può fare, regalando un ambiente sano e libero da malattie potenzialmente pericolose. Se si smette di vaccinarsi, le malattie ricominciano a colpire e a uccidere, com’ è successo per il morbillo negli Stati Uniti negli anni Ottanta o per la difterite in Russia negli anni Novanta. Il morbillo, passato da oltre 90mila casi in Italia nel 1988 a 215 nel 2005 (-99,8%) è risalito a 2.851 a giugno del 2017 a causa della campagna antivaccini. Chi oggi ha più di 40 anni il morbillo l’ha avuto da bambino e forse ne è uscito del tutto indenne e si rifiuta di accettare la vaccinazione antimorbillo come “obbligatoria”, eppure causa complicazioni gravissime. 1 bambino su 1.000 si ammala di encefalite, un’infiammazione cerebrale devastante, 1 su 1.000 muore, 1 su 25 si ammala di polmonite.

Piccoli e vaccinati
Ora, sebbene la modalità di fabbricazione dei vaccini sia estremamente diversa a seconda delle malattie, i numeri parlano da soli. In seguito alla vaccinazione MPR (Morbillo Parotite Rosolia), la famosa “trivalente”, il numero di morti è zero, il numero di ammalati di polmonite è zero, il numero di reazioni avverse con interessamento del cervello è meno di 1 su 1 milione, casi così rari che spesso non si riesce nemmeno a dimostrare che siano davvero associati al vaccino. I numeri parlano chiaro e dicono che non bisogna avere paura di vaccini che stimolano la risposta nei confronti di tre malattie contemporaneamente, perché quello che conta non è il numero delle malattie, ma quello di antigeni che vengono iniettati, cioè di quelle molecole attive che stimolano il sistema immunitario. Grazie alla scienza il numero degli antigeni dentro ogni vaccino è passato in molti casi da 3mila a meno di 100, rendendo i vaccini moderni più sicuri e innocui che mai. Non vaccinare un bambino oggi significa esporlo coscientemente a un rischio 10mila volte più alto di morte e complicazioni per malattie infettive banali e mettere a rischio tutta la comunità. Quanto guadagnano le case farmaceutiche vendendo vaccini? Molto, ma i loro guadagni più alti li ottengono curando malattie croniche come il diabete, le malattie cardiovascolari o il raffreddore, non certo eliminando malattie che una volta debellate non generano più profitto, come la polio. Oggi, dove gli ammalati di polio sono zero, il profitto è zero. È matematica, più chiara e più forte di ogni complotto.