Striscia la falsa notizia

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24 Aprile 2017
La disinformazione corre sulla rete. Quanto e come lo dimostrano le prime ricerche scientifiche su Facebook e compagnia social.
di Patrice Poinsotte

Che cosa sono le fake news? Sono le false notizie che tendono a ingombrare sempre di più la rete, soprattutto i social network come Facebook. Un fenomeno questo talmente preoccupante da spingere scienziati e ricercatori come, tra gli altri, quelli dell’Imt School for advanced studies di Lucca (si veda il libro Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità di Walter Quattrociocchi, Franco Angeli, 2016) a studiarne i meccanismi e le ripercussioni. E le conclusioni delle indagini, numeri alla mano, non lasciano dubbi: sono le libertà offerte dalla rete insieme alla credulità e all’ignoranza degli internauti a favorire il diffondersi della disinformazione.

Fonte di disinformazione
Papa Francesco sostiene Donald Trump, la Nasa non ha mai mandato qualcuno sulla Luna, le scie degli aerei di linea sarebbero prodotti chimici sparsi intenzionalmente per modificare il clima o manipolare le popolazioni. Chi non ha mai sentito, durante una cena tra amici, tra le mura dell’ufficio o in fila al supermercato notizie del genere? Magari non ci avete creduto fino in fondo, ma avete comunque condiviso l’informazione su Facebook rendendovi complici della diffusione d’informazioni false e tendenziose. Una brutta abitudine questa che rende il social network tutt’altro che affidabile. Sarebbe l’analfabetismo funzionale, cioè l’incapacità di capire correttamente un testo, il principale responsabile di questa tendenza, secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che in Italia riguarda quasi la metà delle persone tra i 16 e i 65 anni. Un altro fattore da considerare è, secondo gli studiosi, la nostra naturale inclinazione a privilegiare le informazioni che confermano la nostra visione del mondo o ignorare quelle che la smentiscono. Poi l’assenza di mediatore tra l’emissione e la ricezione dell’informazione fa il resto per rendere Facebook una fonte di disinformazione tanto che il Forum economico mondiale ha qualificato le fake news una delle minacce più gravi per la società.

Sulle tracce di...
Infatti la falsa notizia “con la complicità dei social network si diffonde più veloce della verità” si legge nella ricerca dell’Imt. Come? Usando matematica, statistica, fisica, sociologia e informatica gli esperti hanno analizzato i dati degli internauti su Facebook, Twitter, YouTube ecc. quando selezionano, condividono o commentano informazioni. Un metodo che ha consentito non solo di studiare la proliferazione delle informazioni nel cyberspazio, ma anche di capire come nascono e si rinforzano le opinioni, con un livel- lo di precisione mai raggiunto fino ad ora. Gli scienziati hanno analizzato le tracce informatiche dei commenti e dei like lasciati dai 55 milioni di utenti negli Stati Uniti, 2 milioni in Italia e 375mila nel resto del mondo, concludendo che pratica comune è ignorare di proposito ciò che contraddice il proprio pensiero. E con l’aumento dei contributi on line cresce la polarizzazione e di conseguenza la radicalizzazione delle posizioni sia del singolo che del gruppo. E il posto migliore per la proliferazione delle burle internettiane è, secondo le analisi, Facebook perché un like tira l’altro e consente a qualsiasi post, anche palesemente farlocco, di contagiare gran parte del social. A nulla serve appellarsi a fonti più autorevoli e verificate, perché vige il cosiddetto pregiudizio di conferma che, nato con l’uomo, trae da internet una forza e una potenza di diffusione inedite.

 

Non cambio idea
Su internet ognuno resta della propria opinione
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Ogni tentativo di smentire una bufala internettiana è inutile. Ecco la conclusione di una recente indagine in cui si è analizzato come due gruppi di utenti di Facebook reagiscono a notizie lette sul social network. Al primo gruppo appartiene chi è abituato a leggere notizie che arrivano da riviste scientifiche fidate, mentre l’altro gruppo preferisce quelle che vedono complotti che deciderebbero le sorti del mondo, sempre e comunque. Quello che lo studio rileva è che i due gruppi non s’incontrano mai su Facebook: i disinformati non leggono neanche una volta le notizie vere e quando s’imbattono per caso in quelle che smontano le loro credenze non cambiano opinione. Sono addirittura più propensi a dare un “mi piace” alla teoria del complotto.

Scala social
I numeri di un mondo social sempre meno giovane.

Secondo il rapporto dell’agenzia We are social il numero degli utenti attivi di internet ha superato i 3,4 miliardi nel 2016, cioè il 46% della popolazione mondiale è on line; per il continente europeo il numero raggiunge i 616 milioni, il 73% della popolazione. Gli utenti dei social network sono più di 2,3 miliardi (il 31% della popolazione mondiale) e il numero cresce di circa il 10% ogni anno. In Italia, secondo le statistiche di Vincos, l’osservatorio Facebook italiano, sono 20 milioni al giorno a visitare Fb. E, dato a sorpresa, la maggioranza non sono giovani: tra i 13 e i 18 anni rappresentano il 6,2%, tra i 19 e i 24 anni il 15%, mentre tra i 36 e i 45 il 21,5% e tra i 46 e i 55 il 18%. Secondo i dati forniti da Facebook Advertising, i giovani (fino a 18 anni) non rappresentano la fetta più grossa e sono in calo, mentre gli adulti, genitori e nonni, sono sempre più “social”. La popolazione più numerosa è ormai da tempo quella dei 35-45enni con 6.000.000 di persone, le più disinformate.