Sulle punte

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Classe e talento da vendere, dolce e determinata, ballerina famosa, moglie e madre. Ritratto di signora della danza, Carla Fracci, a 80 anni ancora sulle punte.
di Maria Antonietta Schiavina

Il 20 agosto scorso Carla Fracci ha compiuto 80 anni. Un bel traguardo che l’étoile ha festeggiato in tutta tranquillità nella sua casa di campagna vicino a Firenze, con il marito, il figlio Francesco, la nuora e i due nipoti. Elegante, schiva, un carattere determinato, addolcito da una innata gentilezza nei modi, la signora della danza, amata da più generazioni e famosa in tutto il mondo, nelle interviste rilasciate in occasione del compleanno ha spiegato di aver vissuto il suo percorso come una favola, “pur non smettendo mai di tenere i piedi per terra”. Forse perché nella favola lei, figlia di un tranviere e con una famiglia semplice alle spalle, ci è arrivata a 10 anni per caso, entrando dopo una severa selezione nella scuola di danza del teatro La Scala, grazie al suggerimento di una coppia di amici dei genitori, che avevano un parente orchestrale. Da allora lei è sempre stata un numero uno e, nel 1958, a soli 22 anni, è diventata prima ballerina.

In tutto questo non ha mai avuto paura? «Paura no, però certe volte mi chiedo anch’io come ho fatto, perché ho lavorato davvero con grandi artisti, da Vladimir Vasiliev a Henning Kronstam, da Mikhail Baryshnikov ad Amedeo Amodio, da John Cranko a Roland Petit, vivendo momenti magici ma anche di grande fatica».
Ha dichiarato più volte di aver avuto ottimi maestri. «È vero, sono stata fortunata. Non solo ho avuto ottimi maestri ma molti punti di riferimento. Grandi personaggi della cultura che hanno creduto in me, trasmettendomi la forza e la grinta per andare avanti».
Che cosa consiglierebbe oggi ai giovani che vogliono intraprendere la sua strada? «Di cercare punti di riferimento forti, modelli veri. Ma anche di avere passionne per quello che fanno, perché senza la passione non si può raggiungere nessun traguardo».

Lei è stata l’unica ballerina a scegliere di avere un figlio nel pieno della carriera e di danzare fino al quinto mese di gravidanza. Coraggio o incoscienza? «Né l’uno né l’altra. Volevo un figlio per completare la famiglia e ci sono riuscita, grazie anche a Beppe (il regista Menegatti, ndr), un marito esemplare e un compagno di lavoro meraviglioso, ma anche alla signorina Luisa, una tata dolcissima che si è presa cura di mio figlio Francesco, affiancandomi in modo ineccepibile e permettendomi di lavorare senza sensi di colpa».
Quest’estate ha danzato alla Versiliana di Pietrasanta in Shéhérazade e le mille e una notte, nel ruolo della regina Thalassa. Si sarebbe aspettata all’inizio della sua carriera di danzare ancora a 80 anni? «Mai andare in pensione, mi disse un giorno Rita Levi Montalcini. E aveva ragione. Ho coltivato il mio corpo alla sbarra, mi sono sempre tenuta allenata. Il movimento e la danza sono gli unici elisir di giovinezza che conosco».
Virginia Raffaele nella sua parodia al Festival di Sanremo ha esasperato certi suoi atteggiamenti. Ma lei non si è offesa e l’ha voluta incontrare, dimostrando grande spirito di autoironia. «Meravigliosa Virginia! Con la sua satira ha portato in modo divertente ma garbato la danza davanti al grande pubblico di Sanremo. Dimostrando di essere una grande professionista».

Nonostante i grandi nomi che l’hanno portata sul palcoscenico la danza è sempre stata messa in ultima fila nel nostro paese. Cosa ne pensa? «Purtroppo è vero. Da parte mia, però, ho sempre cercato di promuoverla, perché volevo che non fosse d’élite ma alla portata di tutti. Forse per questo il pubblico mi ama e mi considera un’amica».
Il pubblico le è molto grato per le emozioni che gli ha trasmesso sia sul palcoscenico che fuori. «Questo mi rende felice. E, se tornassi indietro, rifarei tutto allo stesso modo, perché ho dato ma ho anche ricevuto tanto».
Nessun rimpianto dunque? «Forse uno sì: quello di non avere una mia compagnia da dirigere. Ma non è detta l’ultima parola. Ci spero ancora».