Valore di scambio

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3 Luglio 2020
Il mutuo vantaggio che si trae dall'associarsi: dall'accezione biologica a quella socio-economica, sempre di scambio si tratta. Come dice la parola.
di Giovanni Manetti

Scambio mutualistico. Due parole per dare voce all’idea che muove Unicoop Tirreno: il socio ha un ruolo centrale nella vita della Cooperativa, sulla base di un rapporto reciproco e conveniente per entrambi, nel quale partecipare a scelte, iniziative e andamento è una realtà a tutto tondo grazie a un modello di rappresentanza a più livelli”. Queste frasi sono estratte dal Rapporto di scambio mutualistico di Coop del 2018 e riassumono la filosofia fondamentale dell’azienda, che è in realtà un’associazione.

Ce lo dice la parola “mutualismo”. In termini giuridici e sociologici si parla di “mutualismo” quando si è di fronte a un complesso istituzionale su base associativa, regolato dal principio dell’aiuto scambievole, per cui quello che viene conferito oggi dai soci all’istituzione associativa potrà domani essergli restituito, senza la necessaria corrispondenza tra le prestazioni effettuate e quelle che vengono ricevute. Questo stato di cose è mostrato dalla stessa etimologia della parola.

L’origine più antica è la radice indoeuropea *mei- che indica lo “scambio” e che ha dato in indoiranico la parola mitra, rispettivamente nome di un dio (Mitra, appunto) e del “contratto”. In latino la radice ha dato come esito l’aggettivo mutuus, che denota sia il prestito che si fa sia quello che si riceve. Concedere un prestito e chiederne uno sono aspetti che appartengono alla stessa operazione, in cui – e questo è interessante – la somma presa in prestito viene restituita senza interessi. In questo mutuus è diverso da fenus, termine che indica il prestito a usura. Inoltre l’aspetto di non necessaria corrispondenza materiale tra la prestazione effettuata e quella ricevuta è denunciato dal fatto che mutuus è imparentato al verbo muto, che indica il “cambiare” – per esempio un vestito con qualcos’altro di equivalente –.

In sostanza si tratta di una sostituzione, in cui invece della cosa data se ne ritrova una identica, anche se materialmente diversa. La parola (e il concetto) di “mutualismo” si ritrova nella società contemporanea con almeno due accezioni. La prima è di ordine biologico e fu introdotta nel 1876 da Pierre-Joseph Beneden per indicare la simbiosi tra due organismi che traggono mutuo vantaggio dalla loro associazione.
La seconda accezione della parola è di ordine politico-economico ed è stata usata prima da Charles Fourier nel 1822 (anche se in un senso ancora generico) e poi (in modo pregnante) da Pierre-Joseph Proudhon come strumento di critica del capitalismo. Storicamente si sono avute molte forme di mutualismo, dalle confraternite medievali – per esempio, quelle che venivano chiamate Fratelli della misericordia, che garantivano prestazioni ai soci che non avevano altre possibilità – fino alle associazioni, nate in seno all’ambiente soprattutto operaio nell’epoca della prima rivoluzione industriale. Tra queste ultime ci sono le Friends societies in Gran Bretagna, le Associations ouvrières in Francia, le Mutue o Associazioni di mutuo soccorso in Italia, secondo la denominazione usata nella legge del 15 aprile del 1886 che permetteva a queste associazioni di acquisire personalità giuridica. Lo sviluppo successivo vide delinearsi una duplice tendenza. Da una parte continuarono le forme associazionistiche, che però non avevano una solida base finanziaria; dall’altra si svilupparono delle vere e proprie imprese, basate sull’assenza di finalità lucrative, ma con lo scopo di fornire un servizio agli associati, considerati come portatori di comuni bisogni e interessi. Queste imprese assunsero il nome di Cooperative che, dopo essersi sviluppate caratteristicamente in Gran Bretagna, si diffusero presto anche negli altri paesi europei. E sono ancora d’attualità nel 2020.

 

Nel carrello Coop non ci sono solo prodotti buoni, convenienti, sicuri, ma anche servizi che lo sono altrettanto, tante opportunità e vantaggi per i soci. E ancora: progetti e attività sociali pensate per la comunità e chi la abita. Ecco in concreto il Rapporto di scambio mutualistico, che restituisce alla parola interesse il suo senso etimologico originario di inter-esse: “stare fra”, cioè si stabilisce un rapporto di reciproca implicazione, quella tra Unicoop Tirreno e i suoi soci, ma che guarda oltre.

«Nel Rapporto di scambio mutualistico c’è la narrazione di come una Cooperativa di Consumatori dà concretezza ai suoi principi di etica a tutto tondo, provando a rispondere a esigenze che non riguardano solo una comunità o un territorio – lo presenta così Massimo Favilli, direttore soci e comunicazione di Unicoop Tirreno –, ma a esigenze e istanze di più ampio respiro, che interessano tutti, di difesa delle persone e dell’ambiente e di sviluppo economico, sociale e civile».

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