La poesia può ancora favorire la comunicazione e la comprensione fra le persone del nostro tempo? Può aiutare le donne, gli uomini e i bambini di ogni luogo e condizione a entrare in sintonia col respiro del mondo, ad agganciare il filo di umanità che si è teso lungo i millenni attraverso la voce dei poeti? La domanda suona persino bizzarra, nel tempo in cui le relazioni tra gli umani, nel presente e col passato, sembrano affidate quasi esclusivamente al linguaggio prosastico della tecnica, che è di per sé il linguaggio dell’utilità ma non necessariamente del pensiero. E tuttavia la risposta è certa, per quanto strano possa apparire: sì, la poesia può aiutarci ancora tutti e il bisogno di essa non è esaurito affatto. Basti pensare, per rimanere in casa nostra, a esempi mirabili anche recenti, uno fra tutti le letture di Dante portate da Roberto Benigni nelle piazze d’Italia, dinanzi a platee di migliaia di uditori di ogni età, incantati da quelle parole scritte tanti secoli addietro.
A tutto questo, alla poesia quale valore irrinunciabile, risorsa disponibile nel nostro come in qualsiasi altro tempo, mi ha fatto pensare una singolare iniziativa di cui ho saputo nei giorni scorsi per puro caso, passata com’è nel silenzio al quale il chiasso scomposto delle nostre giornate condanna tante piccole belle cose che succedono tra noi. Il fatto è questo. La festa della donna è stato celebrata quest’anno a San Biagio di Callalta, nel trevigiano, in maniera del tutto insolita, irrituale. Per iniziativa di un’insegnante in pensione, che vive nell’entroterra veneziano e di lì mantiene da anni un contatto intessuto di amicizia e di cultura con un piccolo gruppo di giovani di quel paese, l’8 marzo sono stati distribuiti 500 volantini, su ciascuno dei quali era stampata una poesia incentrata sulla donna.
Gli autori? Da Saffo a Catullo, da Dante a Petrarca, da Leopardi a Montale, a Quasimodo, Cardarelli, Merini e altri ancora. Va aggiunto che questo straordinario sodalizio, tra una professoressa novantenne e i suoi amici poco più che ventenni, ha prodotto ancora delle iniziative che potranno sembrare stravaganti a qualcuno, ma che in altri (oso sperare i più) ravvivano la fiducia. Tra le altre, la raccolta di vecchi libri che poi vengono esposti in un banchetto nelle sagre dei paesi della zona, con cartelli che invitano bambini e ragazzi a toccarli, sfogliarli, annusarli e poi, se vogliono, sceglierne uno e portarselo a casa.
L’Italia è anche questo, è fatta ancora di persone che credono nella poesia, nella cultura, nel dialogo, nel confronto. In ciò che si chiamava e si chiama umanità