Quoziente di natalità

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23 Dicembre 2017
Dalle tempeste ai raggi gamma, dalla stagionalità delle nascite all’intonazione degli auguri regali. Discorso scientifico semiserio sul Natale
scienza infusa di Patrice Poinsotte

Babbo Natale può essere oggetto d’indagine scientifica.
Per Karl Popper, famoso filosofo della scienza, il quadro è chiaro: numeri alla mano, il caso della consegna dei regali durante la notte di Natale soddisfa appieno il criterio di falsificabilità, che consente di fare la distinzione tra quello che è, o no, scienza. Il paradigma natalizio può dunque scientificamente essere sottoposto alla prova dell’errore e scienziati come Carl Sagan nel 1972 e Vernon P. Templeman nel 1988, senza mettere in discussione lo stato di forma di Dasher, Dancer, Donder, Vixen, Comet, Cupid, Prancer e Blitzen, le renne volanti che trainano la slitta, tagliano corto: col viaggio di Babbo Natale we have a problem. Eppure la scienza continua ad interessarsi al Natale in termini, però, a volte inattesi. Eccoli. Nel campo della biologia marina impariamo, per esempio, che c’è nell’oceano Indiano un’isola, la Christmas island, famosa per una simpatica specie di granchio rosso. Vediamo come il Natale meteorologico può a volte essere tempestoso con Lothar e Martin, due depressioni molto intense battezzate appunto tempeste di Natale perché hanno attraversato l’Europa occidentale nel dicembre del 1999. Più alto nei cieli, gli astrofisici osservano eventi eccezionali come il famoso lampo di Natale 2010 registrato dai satelliti della Nasa, un bagliore celeste di raggi gamma con caratteristiche senza precedenti dovuto allo schianto di un asteroide su una stella della nostra galassia.
Tanti sono i riferimenti natalizi anche nelle scienze sociali: il Journal of Biosocial Science ci illumina sull’impatto del Natale sulla stagionalità delle nascite, invocando gli effetti “benefici” del ritrovarsi durante le feste per le coppie separate dal lavoro durante l’anno.
Da una ricerca americana assaporiamo la strana maniera di cucinare a Natale delle nonne dello stato del Kentucky, mentre un articolo recente di Anthropology Today propone un’inquietante teoria di Santa Claus dove gli autori osservano che è l’anagramma di Satan. E oggetto d’indagine accurata sono nientepopodimeno che gli auguri della regina Elizabetta II, studiati per più di 50 anni per cogliere la variazione del modo con cui pronuncia la parola happy durante i suoi auguri al popolo.