L’imperativo è mangiare senza. Soprattutto senza grassi, senza glutine e senza lattosio, poi senza ogm, senza conservanti, uova, olio, farina, grano, lievito e così via senza.
Parola magica free – libero da – che piace ai consumatori e fa aumentare i profitti alle industrie alimentari tanto che potrebbe diventare lo standard anche delle industrie di snack e biscotti.
Ciò che è free è considerato meno lavorato e più naturale (84 per cento degli americani), per molti anche più sano (43 per cento), secondo i dati del report Free-form trends 2015. Impazza la moda negli Stati Uniti, in particolare in Florida e California: sulle etichette dei prodotti confezionati dei supermarket la lista dei “senza” supera quella di che cosa effettivamente contengono e nelle catene dei fast food, oltre ai menu vegani, benvenute patatine fritte senza glutine.
Per dimagrire, sgonfiare, avere la pelle più bella, togliere il mal di testa o per essere in sintonia con l’aria dei tempi, dagli Stati Uniti la tendenza si è diffusa in Europa.
Lo chef inglese Jamie Oliver, star televisiva e autore di tanti libri di cucina, propone ricette senza glutine, senza lattosio e senza farina nell’ultimo progetto di “buona educazione alimentare”, con tanto di ashtag #foodrevolutionday.
Cibo pronto “senza qualcosa” anche per cani e gatti, con etichette chilometriche contenenti una fiumana di ciò che non c’è.
Non senza riserve.