Bene o male?

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17 Marzo 2016
Gli interrogativi che solleva la riforma del Ministero dei beni culturali distinguendo tutela da valorizzazione e consentendo l’intervento dei privati.
di Mario Tozzi

Il ministro Franceschini ha appena riformato una parte consistente delle competenze e dei compiti all’interno del suo Ministero, distinguendo la tutela dalla valorizzazione dei beni culturali. Un attimo dopo si è scatenato l’inferno: le Soprintendenze archeologiche scavalcate e depotenziate dopo decenni di valorosa lotta per la tutela.

Ma come stanno le cose in realtà? 
La riforma consentirà a gruppi privati di entrare nella gestione dei beni culturali?
E questo è un bene o un male?
Bisogna premettere che quest’insieme eccezionale di valori portanti dell’intera nazione Italia è scampato alla distruzione grazie agli sforzi di donne e uomini coraggiosi di quel benemerito pezzo dello Stato che sono le Soprintendenze, fatte da persone che hanno dedicato le proprie esistenze alla missione della tutela. Purtroppo, però, il nostro paese non spende quanto dovrebbe per i beni culturali (circa la metà rispetto agli altri paesi) e così molto resta ancora da fare.

Prendiamo come esempio l’Appia Antica: molti sono i monumenti chiusi o privati e molti quelli che avrebbero bisogno di restauri costosi, per non dire dell’ultimo tratto della strada romana che deve ancora essere scavato. E poi c’è il traffico veicolare selvaggio e irriguardoso che sfregia tutto il contesto. Insomma, l’Appia versa in cattive condizioni e non ci sono denari pubblici a sufficienza per porre rimedio. Può, in questo caso, intervenire un gruppo privato a sostegno degli interventi di tutela e conservazione e a supporto tecnologico della gestione che resta comunque in capo ai soggetti pubblici? La mia risposta è sì, certo che può e, in qualche modo deve, pena il perdurare di uno stato di cose vergognoso che ci vede corresponsabili se non vi poniamo riparo. Immaginiamo una via Appia Antica finalmente libera dalle auto private, con varchi elettronici e limiti di velocità, percorsi ciclopedonali e ricucitura di tutti quei frammenti del parco che oggi sono divisi, restauro dei punti informativi (nessuna nuova cubatura), restauro dei monumenti, bike sharing, magari biglietto unico per tutte le attività e le visite.

E se un gruppo privato lo comprende, lo condivide e lo sostiene, ma per quale ragione ci si deve opporre? Peraltro gli interventi dei “mecenati” potrebbero anche non avere come unico obiettivo quello della monetizzazione immediata, ma il respiro assai più lungo di un intervento per la comunità di cui fanno parte sia i cittadini che le imprese. In questo caso non ci sono lati oscuri, c’è solo un supporto finanziario privato a interventi progettati e realizzati dal pubblico, con un obiettivo chiaro e semplice. Il concetto di valorizzazione va inteso nella sua più vasta accezione, cioè quella di dare la possibilità a tutti di godere oggi e tramandare alle future generazioni beni comuni che sono patrimonio dell’umanità.
Certo, se tutto fosse possibile solo con interventi statali saremmo tutti più felici ma, visto che ciò non è possibile, perché rassegnarci all’inazione e al degrado? 

Per approfondire:

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 

Via Appia Antica

twitter: #mariotozzi