Il polso della situazione

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Non solo orologi, anche se si portano al polso. Gli smartwatch si collegano allo smartphone e ne prendono le funzioni, intelligenti davvero.
di Daniele Fabris

Inutile negarlo. Quando lo abbiamo visto al polso di un conoscente o un collega ne siamo rimasti affascinati e, inevitabilmente, ci abbiamo fatto un pensierino. E ora che i prezzi sono scesi e un modello a basso costo si trova in commercio anche a poco più di 20 euro, ci siamo chiesti se non sia il caso di comperare uno smartwatch.

D’ora in poi

Per chi non ci avesse ancora preso confidenza, si tratta di orologi che hanno quasi tutte le funzionalità di uno smartphone, si collegano al telefono tramite bluetooth, ricevono le notifiche dal cellulare. Dunque permettono di leggere sms e messaggi dei social in maniera più comoda, rispondere senza tirare fuori lo smartphone e, in qualche caso, perfino telefonare semplicemente avvicinando il polso alla bocca. Prima cosa da valutare è la compatibilità col cellulare da cui dipendono strettamente. Gli smartwatch, infatti, non sono sempre universali e hanno sistemi operativi che gli assicurano compatibilità diverse. Ce ne sono Android, iOS e c’è anche chi ha sistemi operativi proprietari. I modelli che optano per il sistema di Google, l’Android, sono certamente in grado di comunicare con i telefoni che adottano la stessa tecnologia (come Huawei, Lg e Motorola, per esempio) ma non è detto che non parlino con un iPhone. Attenzione, però, non è scontato che pur dialogandoci siano in grado di “comprendere” tutte le funzioni dell’apparecchio di casa Apple e potrebbero limitarne l’uso. In caso abbiate un apparecchio iOS, dunque, la scelta migliore (anche se non la più economica) è quella del WatchOS, che adotta il sistema operativo perfettamente compatibile con apparecchi da iPhone 5 in poi. Una comodità che si paga: generalmente da 400 euro in su.  
Ci sono poi aziende come  Samsung e Pebble che hanno scelto sistemi operativi proprietari ossia sviluppati appositamente per i loro dispositivi. In questi casi è bene verificare con attenzione la compatibilità con il proprio telefono.

Presi a modello

Seconda valutazione obbligata è sul touch screen. Non tutti gli orologitelefono ne sono dotati: modelli come il Pebble, per esempio, prevedono pulsanti laterali per utilizzare le funzioni. Se optate per lo schermo tattile, considerate che dovrebbe essere di grandezza sufficiente per essere comandato dalle vostre dita. Può sembrare un’osservazione banale, ma è meglio che proviate al polso la comodità di queste funzioni prima. Siete pronti a innamorarvi di uno smartwatch? Fermatevi un momento a riflettere: non è un telefonino, ma un orologio. Sarà, dunque, molto meno protetto di quanto lo è lo smartphone che possedete: polvere, urti, acqua ne minacceranno la durata. Almeno sul versante della resistenza all’acqua e alla polvere è il caso di accertarvi che sia in grado di difendersi adeguatamente. La garanzia, in questo caso, viene dalla certificazione IP (International protection marking). La sigla è seguita da un numero a doppia cifra: la prima indica la protezione per la polvere (e le piccole particelle solide). Il massimo offerto è 6. Il secondo numero è, invece, quello che testimonia il comportamento del dispositivo nei confronti dell’acqua. Qui la resistenza completa, in condizioni normali, è 8 e garantisce resistenza anche in caso di immersione (generalmente fino a 3 metri di profondità). Il massimo che potrete chiedere al vostro smartwatch, dunque, è un IP68, in grado di tutelarvi nell’uso quotidiano. Gli optional che restano da valutare prima di aggiungere al carrello il nuovo telefono sono essenzialmente 2: le funzioni per lo sport e quelle che è in grado di svolgere in assenza dello smartphone. Se nel secondo caso per utilizzarlo a pieno resta solo l’opzione di un modello con sim inseribile e la scelta si ridurrà a pochi modelli, sulle opzioni sportive non c’è che l’imbarazzo della scelta. Contapassi, monitoraggio delle pulsazioni, chilometri percorsi sono solo alcune delle funzioni più comuni. Tenendo conto che alcune possono essere scaricate anche in seguito mentre per quelle legate al contatto con il polso (il misuratore di battiti cardiaci, per esempio) deve esserci un sensore dedicato.

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