Il silenzio è d’oro. In una società più inquieta che in quiete, che preferisce il chiacchiericcio e il continuo trillare dei cellulari alla riflessione solitaria che fa entrare in contatto con se stessi, mai proverbio fu più azzeccato. Che il silenzio sia pieno zeppo di significati, che tocchi quelle corde dell’anima che il suono riesce solo a sfiorare, ce lo dicono da sempre poeti, filosofi, artisti, ma oggi anche i risultati di indagini scientifiche, come quelle di Gordon Hempton, bioacustico americano che da 35 anni percorre il mondo alla ricerca dei suoni della vita: non gli schiamazzi e il picchiettio inesausto e invadente delle attività umane, ma la voce della natura, del vento, dell’acqua, degli alberi, degli animali.
Rumore di fondo
Che cosa rileva Hempton? Che il rumore sta conquistando terreno. Secondo lo scienziato, al mondo rimangono appena una cinquantina di zone riparate dall’inquinamento acustico umano e, se non viene fatto nulla per preservarle, il silenzio rischia di sparire. E sono guai per l’ambiente e per il cervello dell’uomo. Ma cominciamo col chiarire che cosa il silenzio è. L’impresa non è scontata né banale: come definire, infatti, una sensazione acustica priva di contenuto, risalire all’essenza del nulla? La scienza si limita, infatti, a spiegare il fenomeno “silenzio” come un’area nella quale una persona dotata di buon udito non percepisce nessun rumore di origine antropica durante 15 minuti consecutivi. Siccome il nostro udito è in grado di orecchiare suoni lontani da più di 20 chilometri, tanto che il semplice rumore di un aereo ad alta quota è in grado di alterare la quiete del momento, Hempton ha escluso tutte le zone vicine a strade, centri abitati, corridoi aerei, aree industriali. Il risultato è quello che dicevamo: solo una cinquantina di luoghi sono al riparo del chiasso delle attività umane, di cui 12 in America del Nord, alcuni nell’Europa settentrionale, nessuno in Francia. Chi afferma il contrario soffre probabilmente di una parziale perdita di udito – lo studioso non ha dubbi al riguardo –, magari a causa proprio di tutto questo rumore di fondo.
Con più calma
Molto rumore per nulla? Non proprio, perché il frastuono diffuso un effetto sull’organismo ce l’ha ed è diametralmente opposto a quello benefico prodotto dal silenzio. La musica non addomesticata dei nostri marchingegni provoca, infatti, stress e tensione; “il rumore ammazza i pensieri” diceva Nietzsche, mentre il silenzio – come svela uno studio pubblicato nella rivista “Heart” – calma i nervi a tal punto che ne bastano 2 minuti per farci rilassare. Dati questi confermati da altre ricerche secondo le quali il silenzio avrebbe un riflesso positivo sul cervello: topi esposti a 2 ore di silenzio quotidiano sviluppano tutti delle nuove cellule nell’ippocampo, zona del cervello associata a memoria, emozione e apprendimento. «Uno sviluppo cerebrale che non si traduce necessariamente in un effetto dopante – precisa Imke Kirste della Duke University (Usa) –, ma che è in grado di aiutare le nuove cellule a diventare neuroni attivi e a integrarsi nel sistema cerebrale». In più la quiete permette alla coscienza di eseguire un lavoro molto efficiente perché «nei momenti di silenzio l’encefalo ha la libertà di cui ha bisogno per scoprire il suo posto nel nostro mondo interno ed esterno, il che aiuta a pensare in modo più profondo e con maggiore fantasia», dichiara Joseph Moran del Center for brain science dell’Università di Harvard (Usa).
Onda d’urto
Ma, anziché mandare nel mondo il suono dimenticato del silenzio, la civiltà (in-civiltà?) contemporanea fa aumentare l’inquinamento acustico che è responsabile, tra l’altro, di 3mila infarti l’anno, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Perché le onde sonore, convertite in segnali elettrici nell’orecchio, penetrano nell’organismo fino al cervello, creando in questo modo uno stato di allerta permanente. Se questo viene mantenuto a lungo, porta al rilascio di cortisolo, l’ormone dello stress; perciò le persone che vivono in ambienti rumorosi (vicini a strade, aeroporti, stazioni, nei centri storici inondati di musica, invasi da passanti che urlano e cani che abbaiano senza tregua) tendono a essere più agitate e ansiose del normale. Come fanno notare gli scienziati, quando si ascolta una canzone, per quanto piacevole e rilassante, a infonderci tranquillità sono proprio quei 2 minuti di silenzio che precedono o seguono il brano. Questo la dice lunga su quanto farebbe bene ad anima e corpo rendere afone le città, ma solo ogni tanto. Nel posto più silenzioso del mondo, una camera anecoica presso gli Orfield Laboratories (Usa), nella quale vengono assorbiti il 99,99 per cento dei rumori, nessuno, infatti, almeno finora, è riuscito a rimanere più di tre quarti d’ora: le persone si orientano normalmente col suono – spiegano i responsabili del laboratorio – e prive di questi paletti extrasensoriali risultano disorientate e irrequiete. Ecco perché non si può ridurre tutto al silenzio.