Come va scritto?

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La rinascita del fagiolo rosso scritto del Pantano di Pignola in Basilicata.
di Francesca Baldereschi

Situato a pochi chilometri da Potenza, il lago del Pantano di Pignola si estende in un’ampia conca circondata dai monti della Maddalena, alti oltre mille metri e disposti come un anfiteatro naturale. Il fagiolo rosso scritto pare si sia sviluppato in questa zona dell’alta valle del Basento seguendo i coloni spagnoli di ritorno dalle Americhe. Acclimatato perfettamente alla zona, diventò subito un elemento fondamentale della dieta locale. Ma è in epoca napoleonica che i fagioli della zona diventano un sostegno fondamentale delle famiglie contadine come testimonia la Statistica Murattiana del 1811, relazione statistica voluta da Gioacchino Murat, che descrive le condizioni di vita nel Regno di Napoli. Alla fine dell’Ottocento la produzione di fagiolo a Pignola e in tutto il circondario è da primato e alla Terza Fiera Campionaria Intenazionale di Napoli del 1923 partecipano proprio i fagioli di Pignola.

La pianta, rampicante, produce un seme tondo ovoidale, con fondo beige e screziature rosso scuro da cui deriva il nome di rosso scritto. In cucina, grazie alla buccia molto tenera, è indicato per la preparazione di antipasti e contorni, ma è anche consumato in zuppe, da solo o “maritato” con verdure o carne. La coltivazione ha lasciato il posto nel dopoguerra agli allevamenti di bestiame e i giovani hanno abbandonato progressivamente le campagne andando a lavorare in città o nell’industria chimica sviluppatasi in zona. L’Agenzia di sviluppo e innovazione in agricoltura della Basilicata ha svolto negli anni passati un lavoro di selezione e caratterizzazione morfologica della semente coinvolgendo tutti i coltivatori rimasti in zona.

Oggi i produttori del Presidio sono riuniti in un’associazione di coltivatori custodi, con un proprio disciplinare di produzione e un marchio che contraddistingue il fagiolo rosso scritto originale.