In tempo reality

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Bravi autori che hanno fatto del reality una telenovela, tanto materiale, storie e personaggi per altri programmi Tv a basso costo. La longevità del Grande Fratello rilanciato ora nella versione Vip, mentre negli altri paesi ormai il genere si snobba
di Barbara Autuori

Sei uomini e sei donne, tutti rigorosamente Very Important Person. Questi i nuovi partecipanti dell’ultimissima edizione del Grande Fratello Vip in onda da settembre su Canale 5 con la conduzione di Ilary Blasi. Un chiaro segnale che il genere televisivo del reality show non sembra destinato a tramontare e che, a distanza di 15 anni, riesce ancora a far registrare un buon indice di ascolti. Una longevità tutta italiana poiché nei paesi stranieri dove è nato questo format è stato abbandonato ormai da tempo.

Prova d’autore

«Un risultato notevole da attribuire principalmente alla bravura degli autori del programma», spiega Armando Fumagalli, docente di semiotica all’Università Cattolica di Milano e direttore del master universitario in scrittura e produzione per la fiction e il cinema. «La guida autoriale – prosegue il docente – ha saputo mixare sapientemente ciò che è stabilito a tavolino con le reazioni e le risposte dei partecipanti che di volta in volta si sono avvicendati nella Casa». Un lavoro che si è andato affinando di edizione in edizione conquistando l’attenzione di un pubblico trasversale. «L’abilità degli autori è stata quella di costruire dei percorsi narrativi realizzati con un raffinato montaggio quotidiano e capaci di creare dei veri e propri personaggi». Piccole storie simili a mini soap che hanno dato importanza ad ogni singola puntata. «Montando strisce giornaliere di 20-25 minuti – sottolinea Fumagalli – gli autori hanno fabbricato due o tre storie principali che hanno catturato l’interesse e la curiosità degli spettatori su come sarebbero andate a finire». Amicizia, amore, invidia, gelosia sono i sentimenti che condiscono le storie non solo nella casa del GF, ma anche negli altri reality show che in questi anni si sono moltiplicati sull’esempio del programma di orwelliano richiamo. «Si potrebbe definire un esperimento sociologico a cui il pubblico assiste come a una telenovela di cui si continua a parlare anche quando il programma non è in onda o è terminato ».

Show business

Da questi reality, infatti, si riesce a ricavare materiale utile per molte altre trasmissioni: programmi d’intrattenimento spesso poco costosi che trovano nelle dinamiche dei reality occasioni per costruire intere puntate, nei protagonisti dei veri e propri personaggi. Nel rapporto costi-benefici dunque il format specifico del GF sembra ancora vincente, anche se in molti altri paesi viene trattato ormai alla stregua di un fenomeno da baraccone. «Dopo 14 edizioni dalle sorti altalenanti – aggiunge il docente milanese – la versione Vip sembra un tentativo di rilanciare una formula che si sta un po’ esaurendo». Spolvero strategico per preparare il terreno alla 15esima edizione o meno, di certo il reality è un macrogenere che può essere declinato in moltissimi modi differenti: «Dalle situazioni al linguaggio, dai personaggi agli ambiti in cui si ambienta, questo format si presta a mescolanze di ogni tipo», precisa Fumagalli. Ciò che resta sempre uguale, invece, è la costruzione di effetti di realtà secondo schemi preorganizzati che attingono alla vera vita delle persone per mettere in scena uno show molto poco reality.