Spunti di riflessione

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I grandi temi d’attualità visti da Noam Chomsky, oltre che linguista e scienziato, attivista e teorico politico tra i più impegnati della nostra epoca.
di Elisabetta Cosci

87 anni compiuti, linguista, filosofo e scienziato cognitivo (è professore di linguistica al Massachusetts Institute of Technology - Mit di Cambridge), Noam Chomsky è stato per la linguistica del Novecento, come scrisse di lui Piergiorgio Odifreddi, ciò che Einstein è stato per la fisica e Picasso per la pittura: in sintesi, colui che ha raggiunto i massimi risultati del passato e ha condizionato gli sviluppi del futuro. Il Professore, accompagnato dalla seconda moglie Valeria Wasserman, è arrivato a Castello Pasquini di Castiglioncello (LI) per partecipare al Convegno Internazionale di fisica Dice2016, organizzato da Hans-Thomas Elze e Leone Fronzoni dell’Università di Pisa. Abbiamo colto l’occasione per intervistarlo. Tanti i temi di attualità affrontati da Chomsky, attivista e teorico politico, pubblicamente tra i più impegnati della nostra epoca, autore di molti saggi sull’antimperialismo americano, inevitabile una riflessione sulle elezioni negli Usa, nei confronti delle quali si è mostrato molto per plesso. «C’è una disaffezione e una sfiducia diffusa da parte del popolo americano verso tutte le istituzioni – ha detto – i partiti, il Congresso, le Corporations, le banche, l’unico che resiste nel senso comune è l’esercito ».

Ma chi è il più popolare tra i due candidati?
«Il problema negli Stati Uniti non è chi tra i due candidati sia più o meno popolare, ma è l’impopolarità di entrambi. Il 70 per cento delle persone ha un basso reddito e non si sente rappresentato dai candidati in corsa, un problema che anche in Europa conoscete perfettamente. Le decisioni vengono prese solo in modo amministrativo e burocratico. Una questione come il riscaldamento globale viene addirittura negata da alcuni repubblicani e per i democratici non è comunque una priorità. Donald Trump è favorevole all’incremento dei combustibili fossili, in particolare del carbone, vuole eliminare le restrizioni e smantellare la Cop21. I paesi più poveri che tentano di investire sulle fonti di energia non inquinanti, non ricevono attenzione sufficiente né assistenza».
A proposito di ambiente, come vede il futuro del pianeta?
«Siamo a un punto di non ritorno. Siamo di fronte a un inquietante fenomeno demografico: la natalità è bassa e la mortalità soprattutto tra i lavoratori bianchi aumenta. Questo non era mai accaduto prima in un paese sviluppato e non in guerra. La sensazione generale è di grande malessere ».

Si parla molto di razzismo e della dilagante xenofobia negli Stati Uniti come in Europa.
«Ciò che non si dice (Chomsky punta l’indice contro quelli che definisce gli hate speech, gli incitatori all’odio) è che i migranti sono una forza positiva, migliorano l’economia, pagano le tasse e fanno i lavori che gli altri non vogliono fare».
Per quanto riguarda la situazione della ricerca scientifica, il suo sviluppo o la sua censura, che cosa ne pensa?
«Nei paesi occidentali non possiamo parlare di censura come negli Stati totalitari, ma ci possono essere forti limitazioni o pressioni da parte di gruppi di potere. La questione non è solo un problema scientifico, ma soprattutto politico-sociale e culturale».
Qual è la sua posizione nei confronti di ciò che sta accadendo in Turchia, in Siria e nel Kurdistan?
«Ritengo vergognosa la poca attenzione nei confronti della questione da parte dell’Europa, che poi è la stessa che ha creato le condizioni per questo conflitto e che ha fornito le armi e la copertura diplomatica. Stiamo assistendo ad una crisi umanitaria molto grave che coinvolge tutti i paesi Nato, Italia compresa».

Recentemente Chomsky è stato protagonista di uno scontro con il presidente turco, a seguito della dichiarazione da lui firmata, insieme a oltre mille accademici di tutto il mondo, nella quale si esprimeva una dura posizione nei confronti della repressione attuata dal Governo turco nei confronti della popolazione curda e dei centinaia di intellettuali minacciati e imprigionati. Erdog˘an aveva attaccato i firmatari chiamandoli “membri della quinta colonna per appoggiare il terrorismo”.
Alla domanda se accetterà l’invito di Erdog˘an di visitare il sud-est del suo paese, Noam Chomsky sorride e risponde «accetto gli inviti solo dalle persone che rispetto».