AVSI. Scuola di vita

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27 Novembre 2018
Intervista a Matteo Severgnini

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di dicembre 2018

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di Rita Nannelli

Gli abbiamo parlato mentre si trovava in Italia per il sinodo sui giovani in Vaticano, prima del suo rientro in Uganda. Perché ormai è lì che vive.

E’ Matteo Severgnini, direttore della “Luigi Giussani High School” di Kampala, una delle strutture realizzate dall’associazione Meeting Point International con il supporto fondamentale di Avsi e frequentata da alcuni ragazzi sostenuti da Unicoop Tirreno.   

Che cosa ti ha spinto a fare volontariato sul campo?
«Il desiderio di condividere la bellezza che io stavo vivendo nella vita. Un autore francese Paul Claudel fa dire ad Anna Vercors ne L’annuncio a Maria la ragione profonda del mio desiderio di partire: “Il fine della vita non è vivere ma è dare in letizia quello che abbiamo. Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!”. Quindi mi ha spinto un grande ideale». 

In quali parti del mondo sei stato?
«Ho vissuto per 30 anni in Italia, 1 anno a Dublino quando avevo 16 anni e ora 7 anni in Uganda. Poi ho viaggiato molto, ma non ho mai vissuto più di un mese nelle varie città visitate: Nairobi (Kenya), Freetown (Sierra Leone), Lagos (Nigeria), New York (Usa)».

Due parole sulle caratteristiche peculiari dell’associazione di cui fa parte?
«Avsi si distingue per l’attenzione all’educazione intesa come accompagnamento della persona alla scoperta di sé e del suo valore infinito e al riconoscimento dell’altro come un bene.
Fa della cultura dell’incontro la propria bandiera, unica possibilità di vero sviluppo».

Come descriverebbe l’Uganda oggi?
«L’Uganda è un paese molto bello, con alcune caratteristiche che lo rendono unico: il clima è meraviglioso per tutto l’anno, non si superano i 30 gradi e non si scende sotto i 18. È sempre verde e in fiore. Molto piovosa, non c’è il mare ma il lago Vittoria è considerato tale. A questa bellezza corrisponde anche una popolazione mite e gioiosa, pronta a cambiare e a crescere. Non mancano le contraddizioni, come il fatto che il tenore di vita è basso. Lo testimoniano sia i dati economici (il Pil pro capite è di 1.424 US$) che quelli demografici: la mortalità infantile è attualmente superiore al 6% e l'aspettativa di vita è circa 54 anni; sia l'una che l'altra percentuale hanno fatto comunque registrare miglioramenti negli ultimi anni.
La popolazione ugandese, secondo una stima del 2016, ammonta a quasi 38 milioni di abitanti e quasi il 50% di essi ha un'età inferiore ai 15 anni. Si parla di 82% di disoccupazione».

 

Dirigere una scuola a Kampala che cosa significa? «Innanzitutto formare i nostri 50 docenti. ll motto che gli insegnanti si sono dati è “insegnare è la modalità adulta per imparare”. Questo rispecchia veramente il cuore del lavoro didattico che sto seguendo, perché non si può educare senza essere educati. Il 99,9% delle scuole ugandesi crede che l’unico modo per farlo sia la violenza e incutere timore. Si picchia perché si pensa che sia l’unico modo per far passare gli esami agli studenti. Più studenti superano l’esame, più il prestigio della scuola viene riconosciuto con il conseguente aumento delle iscrizioni e quindi dei guadagni.   
Le scuole sono il più grande  business del paese, se si considera  che - come dicevo prima - quasi il 50% ha un'età inferiore ai 15 anni. Sono all’ordine del giorno le famosissime 5 vergate sulla schiena di fronte a tutti, per punire studenti indisciplinati, che non hanno raggiunto risultati positivi in una qualsiasi disciplina o anche solo perché uno studente si è permesso di fare una domanda in classe. Alla “Luigi Giussani” non si picchia.

L’uomo ha una dignità irriducibile, e se ciascuno scopre per sé questo, tratterà anche chi ha di fronte con lo stesso amore e rispetto. Perciò alla domanda posta in un questionario ai nostri studenti: “Cosa ti piace di più della tua scuola?”, l’89% dei ragazzi ha risposto: “Il rapporto che ho con i professori. Mi fanno sentire sempre a casa”.  Nel 2017 la “Luigi Giussani High School”, ancora giovanissima, è stata considerata per i risultati ottenuti, la 76esima migliore scuola di tutta l’Uganda su 1.652 istituti. I risultati sono pubblici».  

 

Che rapporto ha con i ragazzi?
«Un rapporto molto bello. Ci si accompagna a scoprire il significato della vita. Per questo il mio ufficio è sempre aperto e la mia segretaria sa che sono sempre disponibile ad accogliere i miei studenti».

 

Raccontaci una storia che ti porti dentro, che ti ha segnato in modo particolare.
«La storia di una mia alunna che ha compiuto 18 anni, ma alla domanda: quanti anni hai? Risponde: “All’anagrafe 18 ma in realtà ho 5 anni, perché la mia vita è cominciata il 26 febbraio del 2014, alle 8:05, era un mercoledì”. Si ricorda perfino il giorno della settimana. “Corrisponde al mio primo giorno di scuola alla “Luigi Giussani”.
Ero arrivata a scuola senza voglia di vivere, perché le persone che avrebbero dovuto amarmi, come mio padre, non mi volevano bene. Sono stata accompagnata in classe dal preside e l’insegnante della prima ora mi ha accolto con un sorriso bellissimo. Nessuno mi aveva sorriso così in 14 anni. E poi mi ha chiesto come mi chiamassi e da allora tutti i miei insegnanti mi chiamano per nome. Anche questo non era mai successo. Io sono nata in quel giorno. Qui a scuola ho trovato una nuova famiglia che mi vuole bene».