Non c’è due senza tre

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2 Dicembre 2021
Il richiamo del vaccino aiuta a combattere le varianti: lo dimostra una ricerca di Toscana Life Sciences, realizzata anche grazie a una grande raccolta fondi di Coop.

Articolo pubblicato su NuovoConsumo del mese di dicembre 2021

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Di questo, della cura del Covid-19 e dell’importanza di estendere la vaccinazione in tutto il mondo parliamo con Rino Rappuoli, microbiologo e coordinatore del Mad Lab di TLS.

 

La terza dose serve e renderà più duratura la protezione dal Sars- CoV-2 e dalle sue varianti. E se lo dice Rino Rappuoli  possiamo crederci. Il coordinatore del Mad Lab di Toscana Life Sciences è lo scienziato che ha formulato il vaccino contro la meningite, prevenendo molte tragiche conseguenze di questa malattia. Ma è grazie anche al contributo dei soci Coop se oggi abbiamo uno studio scientifico che contribuisce a sostenere l’importanza e l’efficacia del richiamo, la cosiddetta terza dose.

Un anno fa, infatti, fu lanciata la campagna Sosteniamo la ricerca oggi per tornare più vicini domani per raccogliere fondi destinati alla ricerca e alla realizzazione di un nuovo laboratorio per i ricercatori del Mad Lab di Toscana Life Sciences. Furono raccolti oltre 1.570.000 euro.

Con questi finanziamenti avete condotto anche una ricerca pubblicata di recente sulla rivista Nature. Che cosa avete scoperto?
«Abbiamo studiato cosa accade alle persone in seguito alla vaccinazione, mettendo a confronto quelle vaccinate che avevano avuto il Covid e altre, anch’esse vaccinate, che però non avevano mai incontrato la malattia. Dall’analisi delle cellule B, quelle che producono gli anticorpi, è emerso che i vaccinati precedentemente infettati hanno prodotto una risposta immunitaria straordinariamente più efficace rispetto a chi ha ricevuto solo le 2 dosi di vaccino. In particolare, gli anticorpi sviluppati riescono a coprire tutte le varianti del virus Sars-CoV-2 esistenti, proprio come succede nelle persone che hanno ricevuto la terza dose di vaccino. Il nostro studio sostiene quindi l’importanza della dose di richiamo, assolutamente necessaria, non solo per allungare la durata ma anche l’efficacia della protezione».

Ma alcuni temono la terza dose...
«È strano perché tutti i vaccini, anche quelli che vengono fatti ai bambini, alcuni usati ormai da un secolo, e i più recenti come quello contro il meningococco, prevedono 3 dosi: le prime 2 servono per l’immunità iniziale ma temporanea, poi serve il richiamo che rafforza l’immunità e la fa durare nel tempo. Nel caso del Covid ci siamo illusi che le prime 2 dosi fossero sufficienti, ma dopo un po’ abbiamo visto che la protezione diminuiva, come accade con tutti i vaccini».

Veniamo agli anticorpi contro il Covid-19: quando arriverà l’ok definitivo per quelli toscani?
«L’ostacolo più grande incontrato durante la sperimentazione clinica è stata la normativa sulla privacy, che ha impedito di passare i nomi dei contagiati ai medici degli ospedali. In Toscana sul sito di prenotazione dei tamponi è stato inserito un avviso sulla possibilità di diventare volontari per la sperimentazione e questo ha permesso di andare avanti. Purtroppo altrove non è andata così e i centri di speri-mentazione, a parte quello di Parma, non hanno avuto la disponibilità di volontari per testare gli anticorpi. Ma contiamo comunque di concludere la sperimentazione».

Cos’altro state studiando nel laboratorio di Siena?
«Pensiamo al futuro, imparando da quello che è accaduto, agli sviluppi di questa pandemia, continuiamo a vigilare su altre eventuali pandemie, come quelle che potrebbero derivare dai batteri resistenti agli antibiotici. Negli anni scorsi nel nord-ovest della Toscana ci furono diversi casi di infezione causata da Klebsiella pneumoniae che non rispondevano agli antibiotici e che furono fatali. Per questi batteri saranno utili degli anticorpi monoclonali su cui stiamo lavorando».

Perché è importante estendere la vaccinazione in tutti i continenti?
«Questa pandemia ha fatto tante vittime e oggi nel mondo occidentale siamo orgogliosi di come la scienza abbia permesso di controllarla e di riconquistare una certa libertà di uscire e lavorare, facendo ripartire l’economia. Ma la pandemia ha messo in evidenza anche una grande disparità: i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto pochissime dosi di vaccino rispetto al fabbisogno della popolazione. Una disuguaglianza sociale, ma anche un pericolo: il mondo è globalizzato e quello che capita in una parte del pianeta poco dopo arriva nell’altra, con il rischio di sviluppare nuove varianti. È doveroso impedirlo».