Vita di contea

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18 Aprile 2017
Case vittoriane arroccate sulle scogliere, una Tate Gallery con vista su surfisti in cerca dell’onda, spiagge dai colori caraibici e la vita che procede al ritmo lento di una passeggiata pasquale. In Cornovaglia torna a mente che la Gran Bretagna è un’isola
di Alessandra Bartali


St.Ives

 

Quando si dice Inghilterra, la maggior parte degli italiani vedono solo Londra. I londinesi, invece, di vivere in una città che ha dato il nome a una sfumatura di grigio non ne possono più, soprattutto quando arriva la primavera e iniziano a sentire il bisogno di contatto con natura e spazi aperti. Spazi che molti di loro vanno a cercare in Cornovaglia, la contea dove il clima è il più mite del paese (grazie alla corrente del Golfo), le spiagge hanno colori caraibici e la vita procede a ritmo lento come una passeggiata pasquale.

Carta d’identità
Negli anni quei londinesi, per gli abitanti di questo lembo occidentale di Gran Bretagna, sono aumentati così tanto da diventare troppi. Furono ben accolti all’inizio, quando fecero sì che il turismo sostituisse l’industria mineraria in declino nel ruolo di motore economico del territorio. Iniziarono a scherzarci su quando prese corpo la sensazione di essere diventati una colonia della capitale, ribattezzando ad esempio St.Ives, la loro cittadina più caratteristica, Kensington-on-Sea. E sono venuti allo scoperto l’anno scorso,quando proprio a St.Ives un referendum ha bloccato gli acquisti di seconde case, il cui prezzo aveva cominciato a lievitare a causa della domanda esterna. A quel punto non era solo una questione di vedersi colonizzati: 800 euro per l’affitto di un appartamento di media grandezza nella periferia cittadina gli abitanti di una delle contee più povere del Regno non possono permetterselo. Se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, poi, i cornovagliesi hanno una tradizione d’indipendenza rispetto al resto dell’isola, e sono una comunità celtica come irlandesi e scozzesi, tanto che ai suoi tempi Tony Blair si vide recapitare una petizione in cui la contea chiedeva maggiore autonomia dalla Corona. Fallita la scissione, non resta che affidare la celebrazione della propria identità ad eventi come il Furry Dance e l’Obby Oss (rispettivamente a Helston e a Padstow, entrambi a maggio), simili alle nostre processioni ma più colorate e con le fisarmoniche al posto delle litanie cattoliche.

Spazio scenico
A chi il folklore sa di cartolina svuotata di senso, si consiglia di alzarsi presto al mattino e fare una passeggiata in solitaria verso le High Cliff tra Boscastle e San Gennys, sulla costa settentrionale, con i prati che assumono tonalità quasi fluorescenti e il vento attutito all’udito dalle cuffiette che sparano i suoni di Aphex Twin, compositore di musica ambient techno che prima di diventare un dj cult a livello mondiale metteva dischi nei locali della Cornovaglia. L’effetto esotico è assicurato, anche senza fisarmoniche. Qualunque sia l’itinerario scelto, il nord della penisola regala squarci scenici, atmosfere magiche e sollecitazioni leggendarie, soprattutto quando si arriva al blasonato Tintagel Castle, un ammasso di rovine che si narra abbia dato i natali a Re Artù. Non è tanto l’immaginazione necessaria a rievocare scene da Tavola Rotonda ad emozionare, ma il percorso per arrivare a quel “fu” castello, arroccato su un promontorio inaccessibile, davanti a un panorama che abbraccia tutte le imponenti scogliere della zona, tra baie impervie e strapiombi da capogiro.

Gente di mare
Serve camminare per apprezzare il nord della Cornovaglia, ma per riposarsi c’è St.Ives, da oltre un secolo meta di artisti e amanti di surf e dei suoi derivati: la sua essenza si racchiude nelle sale della Tate Gallery, dove le opere d’arte si affacciano sulle onde puntellate da tavole e vele colorate. A riva, tra i giovani che fanno picnic a base di cornish pasty (una sorta di calzoni locali) e Ale distillata a km zero, abbondano graphic e web designer, membri di un’industria creativa che insieme al turismo contribuisce in modo significativo all’occupazione locale. Merito, tra le altre cose, dei finanziamenti europei, che hanno garantito anche la riconversione delle aree minerarie dismesse, oggi Patrimonio dell’Umanità, oltre a infrastrutture, università, banda larga e altro ancora. È quindi quasi ovvio l’appello alla protezione da parte del Consiglio della Cornovaglia nei negoziati per l’uscita dall’Europa: il fatto che anche qui la maggioranza abbia votato leave, in fin dei conti, fa parte della schizofrenia tipica del fenomeno Brexit.

Un angolo di paradiso
L’interrogativo per una Cornovaglia non più europea se lo pongono anche gli abitanti del versante meridionale, la cui attrattiva fa leva tra l’altro sull’Eden Project, un complesso turistico ricavato all’interno di una ex cava di kaolinite, dove sono ospitate due delle più grandi biosfere al mondo con le loro oltre 100mila piante dai quattro angoli del pianeta. Mantenere questo progetto di educazione ambientale è costoso, nonostante l’enorme sete del bioma tropicale sia placata interamente dall’acqua piovana e l’illuminazione sia garantita da un vicino impianto eolico. Paradiso dell’Eden a parte, la costa che affaccia sulla Francia richiama alla memoria atmosfere nostrane: da Bude a Newquay, da Falmouth a Fowey è un proliferare di porticcioli colorati e paesi collegati da strisce di sabbia bianca. L’unica stranezza è vedere il mare beccheggiare su case in stile vittoriano e poter camminare fino alle isolette di fronte alla costa come St.Michael’s Mount, che gode del fenomeno delle maree al pari della più famosa omonima francese. Quindi, pantaloni arrotolati al ginocchio, piedi in guazzo e via. Anche se il mare della Cornovaglia di caraibico ha l’effetto ottico, non le temperature. 

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