Ora pasta

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6 Ottobre 2017
Nelle giuste quantità e con adeguati condimenti, il ruolo della pasta nella dieta mediterranea. Chi lo ha detto che fa ingrassare?
di Ersilia Troiano

Da regina della dieta mediterranea a cenerentola della tavola. O, meglio, un giorno regina dai vantaggi nutrizionali ineguagliabili e il giorno dopo cenerentola, da bandire a vita se si vuole mantenere la forma fisica. Sgombriamo subito il campo da un equivoco: nessun alimento, da solo, ha il potere magico di far ingrassare o dimagrire; in particolare, la pasta non fa ingrassare.

Di buona pasta
A questo riguardo un interessante studio condotto da un gruppo di ricercatori italiani lo scorso anno ha dimostrato che il consumo regolare di pasta non n Ersilia Troiano è associato a un peso corporeo più alto. Al contrario, chi consuma pasta in porzioni adeguate ha un peso molto più basso rispetto a chi non ne consuma. Questo probabilmente perché chi mangia penne, spaghetti, farfalle ecc. nella giusta quantità tende ad avere una alimentazione più aderente alla dieta mediterranea, riconosciuta universalmente come salutare. Inoltre la pasta ha un potere saziante decisamente elevato e permette di evitare quantità eccessive di altri alimenti per placare la fame come, ad esempio, pane e prodotti sostitutivi del pane (spesso con aggiunta di grassi) o secondi piatti che, nel caso di formaggi e insaccati, aggiungono un bel carico di grassi a quello delle calorie. Quanto al valore nutrizionale della pasta è tale da rappresentare una preziosa fonte di carboidrati, proteine vegetali e fibra alimentare.

Quanto pasta
Di sicuro, però, c’è una bella differenza tra un primo piatto elaborato, condito con sughi ricchi di grassi e un semplice piatto di pasta con legumi o verdure. Così come non è la stessa cosa mangiarne quantità eccessive, appesantendo il proprio equilibrio energetico quotidiano, e consumare la porzione raccomandata che varia da circa 100 grammi al giorno per le donne adulte e per uomini e donne dai 60 ai 74 anni a 120 grammi per gli uomini adulti, 160 per i ragazzi adolescenti (120 per le loro coetanee) e 80 grammi oltre i 74 anni, indipendentemente dal sesso. Negli ultimi anni si è diffuso sempre di più il consumo di pasta integrale, che ha generalmente un contenuto di fibre più alto rispetto a quella bianca. Buona scelta anche questa, per una maggiore sazietà e per contribuire a tenere sotto controllo la glicemia. Ma, attenzione, da sola non basta: mai dimenticare verdura e legumi. E, soprattutto, occhio all’etichetta, per verificare in che percentuale sia realmente presente la farina integrale.

 

Varie ed eventuali Tante le varietà di pasta, ma la differenza sotto il profilo energetico è minima.
Di mais, farro, riso, soia, addizionata di minerali, vitamine o verdura, di legumi. Quando si dice pasta, ormai, non ci si riferisce più alla sola pasta di semola di grano duro e sempre più numerose sono le varietà disponibili sugli scaffali del supermercato. Di certo possono essere una buona alternativa quando per motivi di salute, come nel caso della celiachia, non è possibile consumare alcuni cereali, tra cui il grano. Ma anche se si è incuriositi da nuovi sapori. Se, però, consideriamo la pasta di altri cereali o legumi più leggera, dietetica per intenderci, rispetto a quella tradizionale, commettiamo un errore, perché la differenza è minima. Dal punto di vista energetico, infatti, caloria più caloria meno, tutte le varietà sono equivalenti alla cara, vecchia semola di grano duro.

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