Più unica che rara

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18 Settembre 2017
Attaccata alla Croazia e vicinissima all’Italia. Krk, l’isola senza vocali, promuove la sua unicità a suon di musica e cibo.
di Alessandra Bartali

Difficile da pronunciare, ma a tradurre il suo nome in italiano quest’isola perde gran parte del suo fascino: “Veglia” sa di vecchio, trito, abitudinario, Krk evoca misteri, avventure, scenari esotici. La familiarità del luogo torna però a farsi sentire una volta arrivati: è pur sempre Mediterraneo (la sua isola più settentrionale, per la precisione), pur sempre a un tiro di schioppo da una delle nostre città, anche se Trieste forse è la meno italiana di tutte.

Dal canto loro
Krk è un’isola e volendo ci si arriva naturalmente con una barca propria – tutti i paesi hanno un porticciolo – più difficilmente in traghetto. La maggior parte passa il Canale del Maltempo (e qui è la versione italiana del nome a vincere) attraverso un ponte per approdare su questa lingua di terra che corre giù lungo l’Adriatico parallela alla Dalmazia, incastonata tra Italia e Croazia, ma decisa a difendere con le unghie e con i denti la sua personalità. E lo fa in gran parte con un’arma musicale chiamata sopila – una sorta di oboe – che accompagna il canto tradizionale kanat avvolgendo l’isola in un’atmosfera quasi onirica da cui neanche i giovani sembrano interessati a fuggire: i 22 gruppi folkloristici esistenti e il festival ad essi dedicato dal 1935 si rinnova periodicamente con successo. Incoraggiati dal clima settembrino, Krk si gira per intero in bicicletta grazie a un percorso ad hoc, fermandosi ad ammirare panorami dai colori accesi e centri storici medievali dai nomi poverissimi di vocali.

D’interesse turistico
Come Vrbnik, affacciato su un dirupo che guarda la Dalmazia, dove per secoli il mestiere prediletto dei giovani era il sacerdote e il compito più laico quello di tenere in vita la lingua glagolitica, pur di non andare a lavorare nelle galere veneziane. Secoli dopo, l’occupazione che va per la maggiore è nel settore turistico. I dépliant degli uffici informazioni sottolineano come le spiagge siano spesso e volentieri di ghiaia e non di sabbia, non solo nelle blasonate località di Baska, Njivice e Malinska, ma anche quelle al termine di sentieri relativamente impervi che si spera facciano da deterrente alla maggior parte dei visitatori (nella zona di Stara Baska). La sabbia, però, si trova altrettanto spesso una volta messi i piedi in acqua. E comunque, se proprio si ha bisogno di tenere impegnati i figli con palette e secchielli, esistono baie come Silo, nel nordovest. E ancora un Parco subacqueo dei Pirati (a Punat) e un acquario (a Baska): se non si vuole più essere costretti a fare i sacerdoti, occorre ingegnarsi per far divertire i bambini.

 

Pasto completo
Nelle cantine per pasta fatta a mano, carne di pecora affumicata, vino bianco e tante altre specialità locali.

Nonostante i 20mila abitanti scarsi, sono molti i ristoranti di Krk dove si possono gustare le prelibatezze locali. Ancora meglio è infilarsi in una konoba, una sorta di cantina con panche al posto delle sedie, pavimenti in cemento e reti da pesca alle pareti. Sempre rifornita di vino nelle botti, sardelle sotto sale, formaggio e prosciutto dalmata (affumicato e poi seccato, rigorosamente “a bora”), nelle konobe ormai si trova ogni specialità locale: dalle šurlice, pasta fatta a mano usando un ferro da calza, alla kaštradina, tradizionale carne affumicata ottenuta dalla coscia di pecora pressata ed essiccata (sempre “a bora”). Quasi tutto viene accompagnato dal bianco autoctono Vrbnicˇka žlahtina. www.krk.hr/it/croaziainfo.it/Krk.html

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